domenica 10 dicembre 2017

I pericoli nella crescita di una azienda, tre consigli per le imprese in crescita #sapere per fare #impresa


In una azienda a conduzione famigliare sei tu a comandare, è normale, ma quando la tua azienda inizia a crescere voler mantenere lo stesso livello di controllo sulle cose che avevi quando eri un libero professionista dell’imprenditoria che lavorava da solo in una stanza non è realistico. I dipendenti sono persone con priorità e idee proprie; sono proprio le idee che dovresti incoraggiare, piuttosto che ritrovarti alle prese con un numero sempre crescente di linee guida, processi e altre minuzie burocratiche.

Essenzialmente, si tratta in primo luogo di non perdere di vista i motivi per i quali ti sei messo in affari. È stato per semplificare la vita di una determinata tipologia di clienti? Per aiutarli a risparmiare? O, come si suol dire, per costruire una migliore trappola per topi? Non appena gli ordini (e i soldi) cominciano ad arrivare, è facile diventare compiacenti e spendere tempo e risorse aziendali preziose in attività irrilevanti ai fini della redditività, o che semplicemente non hanno nessuna importanza. Sono proprio questi i primi passi per diventare una grande azienda ottusa.

Ciò non significa che un’azienda in crescita non abbia bisogno di processi e linee guida… certo che ne ha, ma soltanto in misura sufficiente a soddisfare i regolamenti aziendali, mantenere le spese sotto controllo e accertarsi che i dipendenti abbiano compreso i rispettivi compiti e le responsabilità etiche. Lo snellimento dei principi, incentrato sulla riduzione al minimo degli scarti e sulla definizione del valore in termini di esigenze dei clienti finali, offre una buona sintesi di base di quelle che dovrebbero essere le priorità assolute di un’azienda in crescita.

Tre consigli per  le imprese in crescita

1. Mantieni i processi aziendali efficienti: Prima di aggiungere un nuovo processo, o apportare modifiche a un processo esistente, accertati di valutare la situazione dalla giusta angolazione. Concentrati sugli esiti, piuttosto che sulle attività. Laddove possibile, lascia che siano i dipendenti a prendere le decisioni. Inoltre, organizza i processi al fine di minimizzare la duplicazione delle attività, garantendo l’impegno e il coinvolgimento dei talenti migliori.

2. Non abbandonare le cose che funzionano: L’attuale campagna di marketing ti ha stufato? Pensaci bene prima di riorganizzarla, poiché potrebbe ancora generare grandi profitti. È facile farsi sopraffare dalla sindrome “dell’oggetto bello e luccicante”, ma ricorda che “più nuovo” non significa necessariamente “migliore”.

3. Non perdere di vista il cliente: È abbastanza ovvio, ma in senso più ampio tale punto rafforza quello precedente: concentrati di più sulle cose che generano un valore reale per il cliente e l’azienda e di meno sul vincere premi di settore o sull’avere gli uffici più belli dell’intero isolato.


Ogni organizzazione in crescita ha bisogno di leader, processi e gerarchie. Il trucco per una crescita di successo è mantenere le cose quanto più semplici possibile, aggiungendo complessità soltanto dove si scorge un chiaro valore.




domenica 26 novembre 2017

Lucio Benetton "Sapere per fare impresa": "Il gigante con i piedi d'argilla" #sapere per far...

Lucio Benetton "Sapere per fare impresa": "Il gigante con i piedi d'argilla" #sapere per far...: Quando fare impresa diventa solo una questione di business si crea la condizione del: "il gigante con i piedi d'argilla". ...

"Il gigante con i piedi d'argilla" #sapere per fare #impresa

Quando fare impresa diventa solo una questione di business si crea la condizione del: "il gigante con i piedi d'argilla".



10 PUNTI CHE MERITANO ALMENO UNA RIFLESSIONE.
1. mantenere gli accordi presi, rispettare la parola data avere sani principi e valori, essere onesto con tutte le persone. 2. disciplinare se stessi, soprattutto sulle attività strategiche avere una buona autodisciplina, imporsi di fare, forzarsi. 3. creare una rete di alleanze andare d’accordo con le persone e creare feeling. 4. fare in modo di avere armonia anche nella sfera personale avere un compagno/a di vita che ti sostiene. 5. non risparmiarsi, fare anche le cose che non ci piacciono lavorare più duramente degli altri. 6. provare passione per quello che si sta facendo amare il proprio lavoro, la propria azienda, i propri clienti e il loro stile. 7. avere doti di leadership essere in grado di trascinare, coinvolgere e far sognare le persone. 8. essere ambiziosi, desiderare qualcosa di più possedere spirito competitivo, deve piacere la sfida. 9. essere ben organizzati saper organizzarsi e organizzare consente di avere tempo a disposizione. 10. saper vendere avere la capacità di trasferire le proprie idee anche agli altri e vendere i propri prodotti/servizi.




martedì 24 ottobre 2017

Meritxell Costa, giovane imprenditrice che ai suoi dipendenti non ha mai chiesto il curriculum.

Chi sta cercando di introdursi nel mondo del lavoro sta prendendo atto di come questo si sia fatto cinico nei confronti delle persone che si presentano ai colloqui: poco altro viene chiesto oltre al curriculum e una lettera di referenze, quando invece ci sarebbe da conoscere molto di più la persona che si presenta all’appuntamento.

Alcune aziende si sono già rese conto che il cartaceo spesso non rispecchia il valore del lavoratore e che quindi è necessario dare più importanza alla personalità nella scelta dei curricula.

La storia che vi riportiamo vede come protagonista Meritxell Costa, giovane imprenditrice che ai suoi dipendenti non ha mai chiesto il curriculum.  

La giovane imprenditrice ha fatto del “circondarsi di persone felici” una filosofia di vita prima di una strategia lavorativa da cui trarre benefici economici.

Proprio per questo ideale ha lasciato un posto di lavoro stabile e ben retribuito all’età di 22 anni, perché non si sentiva a suo agio.

Solo rendendosi una persona felice ha potuto seguire i suoi sogni e diventare una donna di successo: oggi, a 33 anni, è la fondatrice di un’azienda di marketing e comunicazione che porta il suo nome. Tiene anche lezioni universitarie durante le quali racconta ai futuri lavoratori la sua esperienza e i suoi ideali.

“Ai miei dipendenti non chiedo il curriculum, ma di essere brave persone”, afferma. Le aziende non hanno bisogno di infinite referenze, ma prima di tutto di persone serie che abbiano voglia di abbracciare un obiettivo comune.

Un curriculum non dice nulla, parla solo di cose oggettive: ma non hanno altrettanta importanza quelle soggettive? Quello che piace fare ad una persona, il modo in cui si approccia ad un problema e come gestisce lo stress.

Le persone che fanno parte della mia azienda le conosco bene, anche se non ho mai visto un loro curriculum: so che sono persone affidabili, che svolgono il lavoro con passione e che sono in grado di portare avanti l’azienda in caso di una mia assenza.

La società appartiene a tutti, non è solo mia.
Io cresco insieme ai miei dipendenti: non ci sono orari, ognuno sa come gestire le proprie giornate. Il riposo è propedeutico per il giorno successivo. In compenso in ufficio c’è sempre cioccolata e caffè caldo.

Al lavoro è importante essere felici: ci si passa gran parte della giornata e deve essere confortevole, anche per quanto riguarda gli indumenti che si indossano.

A chi ha deciso di cambiare lavoro consiglio di riflettere sulle ragioni e sui passaggi da fare: l’ego, lo stipendio e i contrasti con il capo non sono dei buoni motivi, lo è invece l’opportunità di crescita. Se in un’azienda si sente di non poter crescere ulteriormente, non ha più senso continuare a lavorare in quel posto.


Per essere un lavoratore felice bisogna partecipare attivamente al lavoro e alla vita aziendale, avere un costante spirito di iniziativa.


giovedì 12 ottobre 2017

Stai per uscire dal regime forfettario? #sapere per #fareimpresa

L'Italia se desta 

Ottimo video di Luca Ferrini

Stai per uscire dal regime forfettario?
ASPETTA!!! Guarda questo video prima.
La tassazione che ti aspetta potrebbe sorprenderti.



Precisazione: la tassazione è considerata in valore assoluto per anno sia essa dovuta per ritenuta d'acconto, per acconti o per saldo. 




mercoledì 4 ottobre 2017

1+1=3 “Nessun uomo è un’isola” decantava, nel 1600, il poeta inglese John Donne"




“Nessun uomo è un’isola” decantava, nel 1600, il poeta inglese John Donne"





Lavorare da soli può dare grandi soddisfazioni, ma a ben guardare, nessuno di noi può dare il meglio di sé, se rimane isolato. Anche e soprattutto al lavoro dove la capacità di coordinarsi con gli altri risulta essere sempre più richiesta. Le gratificazioni più robuste arriveranno solo se si sceglierà di mettersi in gioco con gli altri. Fare squadra al lavoro significa, infatti, disporre di un “patrimonio” inestimabile fatto di energie, competenze, idee, visioni, proposte e soluzioni differenti. Di più: coordinarsi con gli altri vuol dire concedersi la possibilità di imparare costantemente qualcosa di nuovo e di crescere. Non solo nel lavoro. Fare squadra al lavoro può rivelarsi, insomma, salvifico. Ecco perché sempre più aziende dovrebbero occuparsi “team building” e scommettere su tutta una serie di attività – formative e ludiche – tese a costruire un gruppo coeso e motivato. Si va dalle classiche discussioni in azienda, con tanto di filmati da visionare o case history da analizzare, ai giochi di ruolo fino alle proposte più “ardite” che prevedono la possibilità di far vivere un’esperienza difficile ai dipendenti. Una giornata trascorsa a fare rafting o alpinismo può far aprire gli occhi anche ai più riottosi e convincerli che mettersi a disposizione degli altri e collaborare è la gratificazione più grande che ci si possa concedere.

Perché, come dice l’autore americano, John Maxwell: “Uno è un numero troppo piccolo per raggiungere la grandezza”.


giovedì 28 settembre 2017

Contratto a termine e diritto di precedenza #SAPERE PER #FAREIMPRESA

Quante aziende lo stanno ottemperando? Quanti lavoratori lo conoscono?

Da non sottovalutare sopratutto le cooperative.
Art. 24 - Diritti di precedenza 1. Salvo diversa disposizione dei contratti collettivi, il lavoratore che, nell'esecuzione di uno o piu' contratti a tempo determinato presso la stessa azienda, ha prestato attivita' lavorativa per un periodo superiore a sei mesi ha diritto di precedenza nelle assunzioni a tempo indeterminato effettuate dal datore di lavoro entro i successivi dodici mesi con riferimento alle mansioni gia' espletate in esecuzione dei rapporti a termine. 2. Per le lavoratrici, il congedo di maternita' di cui al Capo III del decreto legislativo n. 151 del 2001, e successive modificazioni, usufruito nell'esecuzione di un contratto a tempo determinato presso lo stesso datore di lavoro, concorre a determinare il periodo di attivita' lavorativa utile a conseguire il diritto di precedenza di cui al comma 1. Alle medesime lavoratrici e' altresi' riconosciuto, alle stesse condizioni di cui al comma 1, il diritto di precedenza nelle assunzioni a tempo determinato effettuate dal datore di lavoro entro i successivi dodici mesi, con riferimento alle mansioni gia' espletate in esecuzione dei precedenti rapporti a termine. 3. Il lavoratore assunto a tempo determinato per lo svolgimento di attivita' stagionali ha diritto di precedenza rispetto a nuove assunzioni a tempo determinato da parte dello stesso datore di lavoro per le medesime attivita' stagionali. 4. Il diritto di precedenza deve essere espressamente richiamato nell'atto scritto di cui all'articolo 19, comma 4, e puo' essere esercitato a condizione che il lavoratore manifesti per iscritto la propria volonta' in tal senso al datore di lavoro entro sei mesi dalla data di cessazione del rapporto di lavoro nei casi di cui ai commi 1 e 2, ed entro tre mesi nel caso di cui al comma 3. Il diritto di precedenza si estingue una volta trascorso un anno dalla data di cessazione del rapporto.   Note all'art. 24: - Il Capo III del citato decreto legislativo n. 151 del 2001 reca: «Congedo di maternita'».


lunedì 18 settembre 2017

IL SENSO DEL LIMITE #sapere per #fareimpresa


Come mai, una volta raggiunta la posizione di leadership, si smarrisce il senso del limite?


A creare e modellare le condizioni situazionali sono i fattori di ordine superiore, i sistemi di potere; infatti, per comprendere quei schemi comportamentali complessi, dobbiamo considerare i sistemi, e non semplicemente le disposizioni individuali e situazioni. D’altro canto, sono proprio i sistemi a creare gerarchie di dominio, dove l’influenza e la comunicazione agiscono dall’alto verso il basso, raramente nell’altro senso.

È necessario, dunque ammettere come, sia il potere delle situazioni sia l’impalcatura comportamentale fornita dal Sistema, costruiscono e sorreggono il contesto sociale.

I “cattivi sistemi” plasmano “cattive situazioni”, responsabili della produzione di “mele marce”; d’altronde si possono considerare gli artefici di “cattivi comportamenti” anche in brave persone.

Dando un maggior peso ai processi situazionali e sistemici possiamo stabilire un continuum tra persona, situazione e sistema.

Persona: è un attore sul palcoscenico della vita; la sua libertà comportamentale è composta da varie componenti – genetiche, biologiche, fisiche e psicologiche.

Situazione: contesto comportamentale che, mediante le sue ricompense e le sue funzioni normative, ha il potere di assegnare significato e identità a quelli che sono i ruoli e lo status dell’attore.

Sistema: l’ideologia, l’insieme dei valori e il potere degli individui creano situazioni e impongono i ruoli e le aspettative, altrui, conformi alle proprie sfere di influenza.

Le situazioni sono create dai Sistemi. Sono proprio i Sistemi a fornire quel supporto istituzionale, autorità e risorse, tutte “qualità” indispensabili, che permettono alle situazioni di operare. È Il potere del Sistema a fornire la “più alta autorità” che legittima a recitare nuovi ruoli, a seguire nuove regole e a compiere determinate azioni che, invece, normalmente sarebbero assolutamente vietate da leggi, norme sancite da sempre.

Viene da pensare: a che serve sancire delle leggi se poi, comunque, possono essere annullate, sovrapposte da altre, non sancite legalmente?

A legittimare il “potere del sistema” è l’ideologia definita come “slogan” o proposta che legittima qualunque mezzo, considerato “giusto” per la maggioranza in una particolare epoca o in un particolar contesto.

I programmi, le politiche create per supportare un’ideologia diventano componente essenziale del Sistema; si finisce per abolire procedure del Sistema, ragionevoli e adeguate, per accettare come sacra l’ideologia. L’effetto lucifero è il sistema che riuscirà a distruggere l’iniziativa individuale e la volontà di resistere alle oppressioni.

 



martedì 12 settembre 2017

"PERIZIA BANCARIA" #sapere per #fareimpresa

Con molto piacere vi segnalo il volume del carissimo Stefano Chiodi.
Tratta della c.d. “perizia” in ambito bancario e finanziario
· pone in risalto la natura funzionale dell’elaborato e della consulenza tecnica · tratteggia le analogie con la C.T.U. · offre ampio spazio al ruolo del consulente di parte nel contradittorio con il consulente d’ufficio · esamina temi di grande attualità quali l’interest rate swap, il leasing finanziario e il leasing traslativo, la lite temeraria” nel contenzioso bancario e finanziario, l’omogeneità dei tassi soglia usura e l’usura penale.


"PERIZIA BANCARIA"

lunedì 14 agosto 2017

L’ interpretazione soggettiva della realtà #sapere per #fareimpresa

Nella mia attività lavorativa ha ho seguito per decenni la selezione del personale prima dell’area di cui ero responsabile e poi di due società che ero socio.
Un mio conoscente si è accorto di una stranezza che gli è capitata dopo un unico colloquio in una ADV internazionale e ne ha parlato con me.

Dopo quell’unico colloquio con una unica persona, sistematicamente quando risponde a una inserzione di lavoro su vari motori di ricerca e in particolare su Infojobs ( che ne tiene traccia) riconducibili a “quella” ADL, la sua candidatura indipendentemente dalla filiale e cui viene presentata, viene scarta a priori.

Il dubbio che sul database generale della ADL sia segnato il suo profilo come non idoneo a prescindere c’è ( e si sa da anni, in caso di persone che abbiano già lavorato o avuto rapporti con la ADL e risultano  ritardataria, non affidabile, rognosi in maniera oggettiva ci sta), la certezza della soggettività ( soggettività nel lavoro può essere associata anche a incapacità) della persona che ha segnalato il suo profilo non idoneo è palese.

Trovo da principiante che dopo un colloqui fatto con un recruter la ADL permetta di  bollare come non idoneo un candidato, io quando facevo questo lavoro mi sono sempre confrontato con i miei colleghi perché ciò che penso, vedo, sento, percepisco io non è la stessa cosa che intuiscono altri.
La valutazione è sempre soggettiva dettata da una linea di pensiero o di insegnamento (anche i test visto che sono realizzati da persone) ed è propria del soggetto, del suo modo di pensare.

L’ interpretazione soggettiva della realtà; impressione, valutazione, giudizio soggettivo su una persona, una cosa, non possono essere la basse discriminante delle capacità di una persona.


Almeno confrontiamoci.


mercoledì 9 agosto 2017

Escapologia fiscale i nuovi Houdini ora si trovano sul web #sapere per #fareimpresa

 



Aprire una società all’estero: un errore comune

Il più grosso e stupido errore che fanno alcuni italiani quando decidono di aprire una società all’estero è quello di mettersi in prima persona diventando soci oppure amministratori della struttura estera.
Una società intestata ed amministrata da persone italiane per la legge non è più una società estera al 100%, anche se ha realmente la sede all’estero!
Poco importa che la tua sia davvero una società con tanto di uffici e personale dipendente perché per il fisco questa rimane sempre una società che appartiene, a tutti gli effetti, ad un soggetto italiano.
Si tratta di un caso di esterovestizione, ovvero di “vestire” una società come se fosse estera, ed è un reato che può comportare una serie conseguenze (anche penali) se non provvedi a regolarizzare la tua posizione con il fisco.
In altre parole il fatto di essere soci oppure amministratori o aprire una società all’estero non è di per se una cosa vietata perché non c’è nessuna legge che te lo vieta, a patto di non usare la società estera come uno schermo per pagare meno tasse oppure per far fesso il fisco italiano.
Quindi dovrai fare il modello unico in Italia e quello che paghi all’estero può diventare un credito che puoi usare per diminuire quello che devi poi versare in Italia.
L’Italia ha firmato con molti Stati esteri una apposita convenzione contro le doppie imposizioni, ovvero accordo speciale fatto su misura proprio per evitare di tassare due volte gli stessi utili.
Questo ragionamento vale ovviamente se la società all’estero non è solo una scatola che ti serve per fare il furbo con il fisco, perché altrimenti le cose sono un po’ più complicate.






domenica 6 agosto 2017

L’attimo fuggente e la storia dei 3 spaccapietre #sapere per #fareimpresa

“Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse e il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinto? Venite a vedere voi stessi, coraggio, è proprio quando credete di sapere qualcosa, che dovete guardarla da un’altra prospettiva, anche se ci può sembrare sciocco o assurdo, ci dovete provare…. Osate cambiare, cercate nuove strade!”

– Tratto dal film L’attimo fuggente –


Questa storiella, che ho trovato sul web un po’ di tempo fa, dimostra con estrema chiarezza, quanto a volte sia importante cambiare prospettiva nel modo in cui guardiamo le cose.
Di fronte ad uno stesso evento, infatti, ognuno di noi assume un atteggiamento diverso a seconda del modo in cui percepisce la situazione, proprio come capita ai 3 spaccapietre nella storia che segue.

La storia dei 3 spaccapietre
Durante il suo lungo cammino per raggiungere un lontano santuario, un pellegrino si imbatté in un’enorme cava dove alcuni uomini stavano scolpendo dei grossi blocchi di pietra. Gli uomini erano tutti sudati, pieni di polvere e visibilmente affaticati.
Il pellegrino si avvicinò al primo uomo che batteva con fatica il martello sulla pietra e gli chiese: “Che cosa stai facendo?”.
L’uomo molto irritato gli rispose: “Non lo vedi? Sto martellando a fatica questa stupida roccia e non vedo l’ora di finire questo maledetto lavoro per tornarmene a casa”.
Più il là c’era un secondo spaccapietre ed il pellegrino gli rivolse la stessa domanda: “Cosa stai facendo?”. L’uomo che sembrava più diligente ed interessato al suo lavoro rispose: “Sto lavorando questo blocco di pietra per costruire un muro. E’ un lavoro molto faticoso ma lo faccio per mantenere la mia famiglia”.
Il pellegrino continuò a camminare e si imbatté in un terzo spaccapietre. Anche questi era molto stanco e sudato, batteva con fervore il martello sulla pietra scolpita egregiamente e di tanto in tanto si fermava per ammirare il suo lavoro. Alla domanda:”Cosa stai facendo?” l’uomo sorrise e rispose con orgoglio:“Non vedi? Stò costruendo una cattedrale!” e guardò in alto indicando la grande costruzione che stava sorgendo sulla cima della montagna.

Cosa ci insegna questa storia?
Tre uomini, tre atteggiamenti diversi, tutti a fare lo stesso lavoro.
Ognuno dei tre spaccapietre, guarda il proprio lavoro da una prospettiva diversa e di conseguenza assume un diverso atteggiamento nei confronti di ciò che sta facendo. A seconda della prospettiva, inoltre, anche la qualità del lavoro è nei tre casi, completamente differente.

Il primo uomo concentra la propria attenzione sugli aspetti negativi del lavoro che sta svolgendo (fatica e perdita di tempo) ed assume dunque un atteggiamento negativo di rabbia e frustrazione.

Il secondo uomo, invece, percepisce il proprio lavoro come un mezzo per mantenere la famiglia, seppur affaticato, sa che deve farlo e quasi rassegnato cerca di portarlo avanti con calma e pazienza.

Il terzo uomo, al contrario di tutti, ha una visione completamente diversa di ciò che sta facendo. In questo caso guarda l’aspetto positivo del suo lavoro, non lo percepisce come un sacrificio ma come una grande impresa a cui sta dando il suo contributo e per questo cerca di fare del suo meglio per portarlo a termine egregiamente.

Questo è ciò che accade nella vita di tutti. Nel lavoro, nelle relazioni, negli impegni, in qualsiasi evento  o circostanza ciò che influenza il nostro atteggiamento ed il nostro stato d’animo è proprio la nostra personale prospettiva, gli aspetti particolari che mettiamo in evidenza.

Ecco perché è importante non fermarsi mai alle apparenze ma provare a guardare qualcosa sempre da un’angolazione diversa anche nelle cose che possono sembrarci piccole e banali.


martedì 1 agosto 2017

LE CARATTERISTICHE DI UN BUON SELEZIONATORE #sapere per #fareimpresa

Quali sono i tratti distintivi del selezionatore del personale? Quali sono le competenze che caratterizzano un buon selezionatore?

VALUTAZIONE
Una delle attività salienti del recruiter è sicuramente il colloquio di lavoro: però, durante il colloquio, il buon selezionatore non deve tener conto esclusivamente delle capacità del candidato, ma anche (anzi, soprattutto) del suo potenziale. Soprattutto quando si parla di selezione di profili junior, ovvero giovani, compito fondamentale del recruiter è ricercare un profilo interessante non solo dal punto di vista professionale, ma anche dal punto di vista umano, poiché per un giovane non vale la regola di “ciò che sa fare”, ma “di ciò che è”, ovvero capire fin dove potrà arrivare e a che tipo di carriera può aspirare.
ESPERIENZA
Il buon selezionatore non guarda la lunghezza del cv e non dà importanza esclusivamente agli anni di esperienza del candidato. Certo, a volte gli anni di esperienza rappresentano un requisito fondamentale e di conseguenza sono un fattore rilevante. Ma, in tutti gli altri casi, non è la differenza di un paio di anni di esperienza a qualificare un profilo rispetto ad un altro. Allo stesso modo, un cv corto (ovvero di 1-2 pagine, ma ben scritto) non viene automaticamente scartato dal selezionatore, anzi! Il buon recruiter valuta soprattutto il carattere e la personalità del candidato, sia quando legge il suo cv, sia quando gli fa un colloquio.
PREGIUDIZZI
Il buon recruiter evita di farsi un’idea negativa e di dare giudizi frettolosi. Purtroppo molti selezionatori scartano profili validi poiché si basano troppo sulla prima impressione a colloquio. Spesso ciò accade perché hanno poco tempo a disposizione. Ed ecco, allora, che un curriculum scritto male, una cover poco stuzzicante, o un capello fuori posto in sede di colloquio vengono “bollati” solo poiché offrono l’immagine di un candidato per loro poco attraente. Invece, un buon selezionatore, sa leggere e riconoscere in poco tempo i cv interessanti, e sa che non bisogna giudicare una persona. 
PROFESSIONALITA’
Il bravo selezionatore deve cercare di mettere a proprio agio il candidato durante il colloquio, evitando di tenere un comportamento troppo duro e scontroso. Allo stesso tempo, però, non deve neppure mancare di essere professionale presentandosi con toni e modi troppo “amichevoli”. Come è buona norma che il candidato non dia mai del tu al recruiter, così quest’ultimo deve comportarsi in ogni occasione con professionalità e serietà.
TARGET
I social stanno diventando uno strumento molto importante anche per i recruiter, soprattutto quando sono impegnati nella ricerca diretta di profili particolarmente complessi. Detto ciò, però, non bisogna abusarne! Sarebbe utile stabilire a priori un target di riferimento ben specifico, in modo tale da eliminare la “massa” di candidati non in linea ed evitare di fare ricerche poco proficue. Senza dimenticare che molti utenti iscritti ai social del lavoro come Linkedin hanno già un’occupazione e non intendono cambiarla… Dunque, meglio non fare troppo affidamento sui social network, e seguire anche i tradizionali canali di ricerca (risposte ad annunci, candidature spontanee).


lunedì 24 luglio 2017

LAVORO DI GRUPPO E LAVORO SINGOLO: I PRO E I CONTRO A CONFRONTO

LAVORO DI GRUPPO E LAVORO SINGOLO: I PRO E I CONTRO A CONFRONTO
Nel mondo dei lavori professionali quali commercialista, consulente, avvocato ecc. ci sono diverse attività complementari che possono essere svolte in sinergia con altri professionisti. Ma quali sono i vantaggi e gli svantaggi che è possibile riscontrare?
Scegliere un percorso professione come attività lavorativa significa intraprendere una strada che ti permette di poter realizzare e creare elaborati di ogni genere,  al giorno d’oggi per lavorare in questo ambito è opportuno saper coniugare tecnologia e professionalità. Per questo è importante essere sempre pronti e aperti alle novità e a conoscenza delle innovazioni che ci circondano.
In questi casi, chi sceglie di dedicarsi ai lavori professionisti  può intraprendere due differenti percorsi: lavorare in team oppure lavorare in proprio e da solo.
Quali sono i pro e i contro di queste attività?
LAVORO SINGOLO: I VANTAGGI E GLI SVANTAGGI DEL LAVORO CREATIVO IN PROPRIO
 Il lavoro in proprio è uno dei lavori più gratificanti, perché tutte le energie impiegate e i sacrifici sono fatti per un guadagno e uno scopo personale. I vantaggi del lavoro singolo sono da classificare, infatti, nell’ambito dell’autonomia e del riscontro che questa ha sul singolo individuo. Essere autosufficienti in tutto e per tutto significa:
– decidere i propri orari
– suddividere e organizzare il lavoro a piacimento
– prendersi le pause quando si vuole
– avere per se tutto il guadagno finale
– essere indipendenti

Lavorare singolarmente però ha anche i suoi svantaggi:
– non avere tutte le capacità per realizzare o supportare un progetto
– non potersi confrontare con altri
– non poter suddividere la mole di lavoro
– correre tutti i rischi da solo anche in campi che non ci competono
– limitare le proprie esperienze, sia umane che professionali
PROFESSIONAL HUB: COSA COMPORTA IL LAVORO DI SQUADRA
Lavorare in team significa trovarsi in un gruppo di persone unite dalla stessa passione e dagli stessi obiettivi professionali.
Sin dalla nostra infanzia siamo sempre stati abituati a vivere e crescere in un gruppo, dall’asilo alla scuola, fino in università, con gli amici e con i primi compagni di giochi, nei quali abbiamo imparato a convivere con altri e a creare intense relazioni.
Anche in ambito lavorativo, essere parte di un team vuol dire condividere emozioni, sentimenti, passioni, pensieri, gioie e dolori.
I vantaggi di intraprendere questo tipo di attività si concentrano, infatti, proprio su questi valori di appartenenza, condivisione, socializzazione e partecipazione attiva, nello specifico:

– suddividere il lavoro per incrementare l’efficacia del progetto a dare la giusta risposta al cliente
– imparare dagli altri per migliorarsi di continuo
– trovare un sostegno nei momenti di difficoltà
– avere un aiuto valido ed efficace per l’organizzazione del proprio lavoro
– avere una spinta favorevole per una migliore espressione delle proprie capacità
–  le singole idee possono essere unite per sviluppare un grande progetto innovativo
– crescere assieme in tutti i sensi e far crescere contemporaneamente anche l’hub
– intrecciare relazioni per generare un ambiente di lavoro sereno e produttivo
– aumentare la qualità di un lavoro
– scambiarsi metodi e conoscenze
– finalizzare molte forze verso un unico obiettivo
– aumentare la capacità di prendersi le proprie responsabilità perché un errore può ricadere su tutto il gruppo
– aumenta la velocità di produzione perché non si rischia di bloccare o rallentare il compagno
– aiuta la capacità di fidarsi degli altri
– aiuta la definizione del proprio carattere e si impara a comunicare
– aiuta la condivisione e ad essere meno egoisti

Del resto, anche in mezzo a tutti questi pro, ci sono alcuni svantaggi del lavoro di gruppo:
– doversi spostare da casa propria per raggiungere il luogo di confronto ( la tecnologia viene in aiutao)
– rispettare gli orari di confronto
– non poter fare quello che si vuole quando si vuole
– realizzare anche i progetti che non sono particolarmente graditi


– non tutti i membri del gruppo hanno le stesse capacità e qualità ma proprio il gruppo le amalgama

ORA LA DECISIONE SPETTA A VOI!






domenica 16 luglio 2017

35 SEGNALI PER L'IMPRENDITORE ....... #sapere per #fareimpresa

Le caratteristiche degli imprenditori di successo hanno un minimo comune denominatore.

Esiste una lista di attributi che molte persone di successo possiedono, caratteristiche comunemente associate a grandi imprenditori, come ad esempio una forte etica del lavoro, perseveranza, capacità e abilità nelle tecniche di persuasione e disciplina.

A contribuire al successo dell’imprenditore non è ciò che la società considera tipicamente caratteristiche positive o vantaggi caratteriali. Persone come John D. Rockefeller, Henry Ford e Oprah Winfrey non hanno raggiunto la grandezza possedendo caratteristiche standard e seguendo lo stretto sentiero consigliato dai guru del management.

Non crediate quindi a tutto ciò che gli altri dicono su di voi o al modo in cui vi etichettano. 

Forse le vostre supposte debolezze sono in realtà i vostri punti di forza. 

Fra i 35 segnali che potrebbero rivelarvi la natura di essere imprenditori ci sono caratteristiche che molte persone potrebbero considerare sconvenienti o svantaggiose, forse perché semplicemente loro non sono destinate a diventare imprenditori.

Un imprenditore non solo pensa in maniera differente: un imprenditore agisce in maniera differente. Utilizza un mix di tratti della personalità, abitudini e forma mentis per far nascere idee a cavallo fra la follia e la genialità. Ma il solo fatto di avere delle idee originali ed riuscire ad inventare un carburante alternativo alla benzina non significa avere anche il giusto taglio per essere imprenditori.

Vi siete mai chiesti “ma io sono un imprenditore?”

Date un’occhiata a questa lista. Potreste non possedere tutte queste caratteristiche, ma se vi riconoscete in alcune di esse, questo è un buon indicatore del fatto che avete ciò che serve per essere un imprenditore.

1. Provenite da una famiglia di persone che proprio non potevano lavorare per qualcun altro. I vostri genitori erano lavoratori autonomi. Anche se questo non è vero per ogni imprenditore – conosco più di un’eccezione – molti hanno storie familiari che vedono uno o entrambi i genitori liberi professionisti.

2. Odiate lo status quo. Siete una persona che è sempre pronta a mettere in discussione il perchè la gente fa lo cose in un determinato modo. Fate ogni sforzo possibile per fare le cose al meglio e siete disposti a mettervi in gioco per questo.

3. Siete sicuri di voi stessi. Avete mai incontrato un imprenditore che sia pessimista o che si disprezzi? Dopo tutto, se voi per primi non avete fiducia e sicurezza in voi stessi, come potrebbero credervi gli altri? La maggior parte degli imprenditori è ottimista riguardo a tutto ciò che li circonda. E in caso di necessità possiamo sempre prendere spunto dalla “top ten di citazioni imprenditoriali,” parole di chi ha già fatto del proprio successo un biglietto da visita per il mondo.

4. Siete appassionati. Ci sono momenti in cui spendete una quantità eccessiva di tempo per non ottenere in cambio nemmeno un euro. E’ la vostra passione, quello che vi consente di essere sempre attivi ed in prima linea.

5. Non accettate un no come risposta. Un imprenditore non si arrende mai.

6. Possedete l’abilità di creare delle partnership improbabili dal nulla grazie alla vostra capacità di unire i puntini. Le persone tendono a gravitare intorno a voi perchè risultate simpatico e piacevole. Molte volte questa è una diretta conseguenza della vostra passione.

7. Spendete più tempo con il co-fondatore del vostro business piuttosto che con il vostro coniuge o altre persone affettivamente per voi significative.

8. Avete abbandonato il percorso scolastico alla stregua di Bill Gates, Steve Jobs e Mark Zuckerberg.
9. Siete sempre stato un dipendente di scarso successo e probabilmente vi hanno anche licenziato diverse volte. Non vi preoccupate, non siete gli unici. Non prendetelo come un segno che siete una persona sbagliata, a volte è nel vostro DNA.

10. Avete sempre opposto una certa resistenza all’autorità; questo è uno dei motivi per cui fate fatica a mantenere un lavoro.

11. Credete che ci sia più di una definizione di sicurezza del lavoro: vi siete resi conto che il vostro lavoro è sicuro fintanto che ne avete il diretto controllo, invece di affidarvi al vostro capo che potrebbe rovinare la vostra carriera dopo un facile errore.

12. Avete una natura competitiva e siete disposti a perdere. Sapete che c’è sempre un modo migliore di fare le cose.

13. La vostra idea di vacanza è un giorno lavorativo senza niente che si intrometta con quello che volete realmente portare a termine.

14. Volete controllare e gestire la vostra azienda. Tipicamente vi piace sovraintendere la maggior parte delle attività che si svolgono nella vostra organizzazione.

15. Vedete opportunità dovunque. Per esempio entrando in un palazzo al centro della vostra città vi chiedete quanto possa valere e che tipo di società operi al suo interno.

16. Quando provate a fare uno dei tanti test di personalità (ad esempio quello dell’Enneagram Institute) salta fuori che siete identificati come “tipo riformatore,” qualcuno di propositivo, auto-controllato e perfezionista.

17. Avete scoperto che il vostro posto a sedere preferito nel bar dove prendete il caffè o fate la pausa pranzo è quello vicino alle prese di corrente.
18. Siete un pensatore logico con idee su come risolvere i problemi e la situazione in generale.

19. Parlando di problem solving, avete controllato se c’è un’app per questo? Forse avete già cominciato a creare un modello di business e l’architettura software per vedere se è fattibile.

20. Siete un animale sociale. Non avete problemi a comunicare con le persone.

21. Da bambino siete stato un piccolo venditore: giornalini, figurine o magari avete organizzato un mercatino dell’usato. Diamine, all’epoca eravate forse uno dei migliori venditori sulla piazza.

22. Siete dei self-starter: non mollate su un progetto fino a quando non è portato a termine.

23. Non importa quello che fate quotidianamente, voi pensate sempre in termini di consegna del risultato e ritorno dell’investimento.

24. Non siete realistici. Come inventori ed innovatori avete in qualche modo bisogno di pensare in questo modo.
25. Siete pensatori fuori dal coro. In caso contrario cosa potrebbe mai cambiare?

26. Siete una persona affascinante e carismatica. Essere un imprenditore significa anche essere un leader, a riguardo non dimentichiamoci di evitare i comportamenti che non vorremmo mai vedere in un leader.

27. Le regole non si applicano a voi. Non intendo infrangere la legge. Piuttosto credere nell’efficienza e nella capacità di piegare le regole al fine di far si che le cose scorrano senza intoppi.

28. Siete molto supponenti. Questo è un altro dei motivi per cui siete stati licenziati diverse volte.

29. Siete imprevedibili. Come imprenditori sapete quanto velocemente le cose possano cambiare. Fortunatamente siete pronti a mettere in atto tutti gli aggiustamenti e le contromosse del caso.

30. Siete determinati. Voi dovete far diventare possibile l’impossibile.

31. Avete fatto le vostre ricerche di mercato. Sapete benissimo che il solo fatto di avere un’idea fantastica non significa che questa possa essere redditizia. Ma avete già buttato un occhio per verificare se i potenziali clienti possano essere interessati all’acquisto.

32. Siete soliti circondarvi di persone in gamba – non di sanguisughe che potrebbero trascinarvi verso il basso.

33. Siete un po’ fuori dalla norma. Avere la capacità di creare qualcosa dal nulla comporta l’essere una persona del tipo genio-folle. Ricordate quanta gente pensava che Albert Einstein fosse un pazzo prima che dimostrasse la sua teoria della relatività.

34. Avete mai chiesto ai vostri familiari, amici o persone a voi care, di mandarvi un sms di promemoria o un appuntamento sul calendario condiviso di modo che possiate incontrarvi e riuscire a parlare per cinque minuti?

35. Credete che il vostro tempo valga ben di più del denaro.
Anche se oggi possiate non possedere tutte queste caratteristiche, probabilmente le svilupperete nel corso del tempo. Dopo tutto essere un imprenditore è uno stile di vita, non un lavoro o un hobby.


Vi siete rivisti in molte di queste caratteristiche? Bene, probabilmente avete la stoffa giusta e vi consiglio quindi di leggere subito come diventare un imprenditore, avviando un’attività oggi.

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