martedì 26 giugno 2018

GIG ECONOMY ne parliamo ora?


Gig economy, quando non ti è garantito nessun diritto (minimo) per il tuo futuro e il capo è un algoritmo.



Con la “crisi” (forse cambiamento?) del lavoro e grazie alle opportunità offerte al web e dalle sue applicazioni è nata una nuova economia, la gig economy. Si Tratta di un particolare “sistema” che riesce a fare a meno dei classici contratti a tempo indeterminato o alle prestazioni continuative, un sistema di lavoro freelancizzato, facilitato dalla tecnologia che a che fare con esigenze generazionali e sociali. È una forma efficiente d’impresa capitalistica. Su lavori che scontano flessibilità e intermittenza”.
Nella gig economy si lavora on demand. Ovvero solo quando c’è la necessità delle nostre competenze e delle nostre abilità. Foodora consegna dei pasti a domicilio, Uber un servizio di taxi e sono un chiaro esempio di figure professionali all’interno della gig economy.
Se vogliamo renderla ancora più semplice, è il trionfo dei “lavoretti”. Fino a poco tempo fa una situazione lavorativa del genere non sarebbe stata considerata una buona opzione economica, e invece vista la crisi del lavoro al momento molte persone stanno accettando le opportunità occupazionali, anche se molto saltuarie, offerte da siti, applicazioni e piattaforme web.
Etimologia della gig economy.
Come già spiegato, nasce grazie alla creazione di applicazioni e siti che offrono dei piccoli lavoretti on demand. Proprio per questo motivo alle volte è anche chiamata economia delle piattaforme. Nasce all’interno dello stesso contesto dell’economia collaborativa e della sharing economy ma è completamente diversa infatti non c’è condivisione, e c’è una bella differenza tra andare a chiedere in prestito al vicino di casa il trapano e chiedergli di fare il lavoro anche in cambio di una mancetta. Nel caso di sharing economy si condivide, mentre nella gig economy si viene pagati per un servizio che è stato fatto ( consegna di un pasto) con mezzi propri, si è inquadrati in una collaborazione organizzata dal committente, per esempio nella gestione dei turni, si deve indossare un’uniforme di rappresentanza, ma ci si deve sobbarcare dei costi degli strumenti di lavoro, come smartphone e bicicletta.
Tutela dei lavoratori.
 Il vero problema della gig economy sono le tutele nei confronti dei lavoratori. Non essendoci dei veri e propri contratti difficilmente le persone ricevono lo status di dipendenti con le conseguenti agevolazioni, pensionistiche e sanitarie, del caso. Se la gig economy dovesse crescere ancora, e gli analisti del mercato sono molto propensi a quest’eventualità, sarà fondamentale per le persone chiedere e ottenere dai governi nazionali delle nuove regolamentazioni. Nuove leggi che permettano una maggiore tutela a chi lavora on demand. In Italia è stato fatto il primo passo riconoscendo e facilitando il telelavoro, ma sarà necessario fare ancora molti passi in avanti.
Un algoritmo come capo.
L’algoritmo che gestisce l’attribuzione del lavoretto non essedo altro che una semplice procedura che tenta di risolvere un determinato problema applicando un certo numero di passi elementari manca di umanità e quindi taglierà o eliminerà l’attribuzione delle consegne agli operatori che non riterrà idonei indipendentemente dalle variabili umane e di buon senso.
I dubbi.
I mestieri della gig economy e la loro contrattualizzazione sono finiti sotto i fari dei giuslavoristi. “Ci sono indizi di subordinazione, come il fatto di avere dei turni o il potere disciplinare della piattaforma, che arriva all’estromissione. Una zona grigia tra il lavoro da freelance e quello da dipendente. Negli Stati Uniti Uber non ha fatto notizia per le proteste dei concorrenti diretti, i taxisti, quanto per i numerosi processi incardinati con l’obiettivo di far luce sulle condizioni di lavoro degli autisti: sono autonomi o no? Inizia a masticare parole come gig economy o sharing economy anche una rappresentazione del lavoro vecchia maniera come il sindacato.
Il futuro della gig economy.
Secondo molti analisti di mercato il futuro della gig economy dipenderà dalla capacità dei politici di adeguare le leggi a queste nuove forme di lavoro. In maniera tale da tutelare sia i dipendenti che le aziende. Il politico britannico Matthew Taylor ha proposto una soluzione per questo problema. Si tratta della creazione di una specifica categoria di lavoratori, una sorta di freelance che va a posizionarsi tra le aziende e i lavoratori con contratto fisso. Nonostante questa posizione lavorativa abbastanza incerta, la nuova categoria dovrà rientrare nei benefici che hanno le persone con regolare contratto. Come la malattia, gli extra pagati, e in alcuni casi i giorni festivi retribuiti.



domenica 17 giugno 2018

"Quando l’ignoranza critica, l’intelligenza osserva e se la ride" #sapere per #fareimpresa

Leggendo "lamenteemeravigliosa.it" viene spontaneo chieresi quando l’intelligenza è obbligata a reagire difronte a persone che hanno basato la loro carriera professionale solo ed esclusivamente cercando di demolire tutto ciò che gli sta attorno. -Di fronte ai manipolatori quando varcano la frontiera del rispetto e fa uso del disprezzo per definirsi e acquisire potere. -A un manipolatore che cerca di assumere il controllo. A questo scopo, dovete interrompere quanto prima i suoi commenti, i suoi disprezzi e la sua tagliente ironia. -L’umiliatore professionista quando cerca di umiliarvi sia in pubblico sia nella vita privata. L’umiliatore non viene vinto umiliandolo e nemmeno gridandogli contro o usando la violenza: viene battuto dall’indifferenza, quando scopre di non avere nessun potere su di voi. Per concludere, tutti sappiamo che l’ignoranza più pericolosa è un seme che incontreremo sempre sul sentiero della nostra vita. Ma non è altro che erbaccia. Pensate bene a quali battaglie meritano di essere combattute e quali no, l’importante è che non perdiate la vostra pace interiore e la vostra calma.