“Nessun uomo è un’isola” decantava, nel 1600, il poeta
inglese John Donne"
Lavorare da soli può dare grandi soddisfazioni, ma a ben
guardare, nessuno di noi può dare il meglio di sé, se rimane isolato. Anche e
soprattutto al lavoro dove la capacità di coordinarsi con gli altri risulta
essere sempre più richiesta. Le gratificazioni più robuste arriveranno solo se
si sceglierà di mettersi in gioco con gli altri. Fare squadra al lavoro
significa, infatti, disporre di un “patrimonio” inestimabile fatto di energie,
competenze, idee, visioni, proposte e soluzioni differenti. Di più: coordinarsi
con gli altri vuol dire concedersi la possibilità di imparare costantemente
qualcosa di nuovo e di crescere. Non solo nel lavoro. Fare squadra al lavoro
può rivelarsi, insomma, salvifico. Ecco perché sempre più aziende dovrebbero
occuparsi “team building” e scommettere su tutta una serie di attività –
formative e ludiche – tese a costruire un gruppo coeso e motivato. Si va dalle
classiche discussioni in azienda, con tanto di filmati da visionare o case
history da analizzare, ai giochi di ruolo fino alle proposte più “ardite” che
prevedono la possibilità di far vivere un’esperienza difficile ai dipendenti.
Una giornata trascorsa a fare rafting o alpinismo può far aprire gli occhi
anche ai più riottosi e convincerli che mettersi a disposizione degli altri e
collaborare è la gratificazione più grande che ci si possa concedere.
Perché, come dice l’autore americano, John Maxwell: “Uno è
un numero troppo piccolo per raggiungere la grandezza”.
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