domenica 25 giugno 2017

L'IMPRENDITORE ARRIVA AL DRAMMA, PERCHE'?

L’imprenditore è un uomo del fare.

Le sue capacità, le sue abilità professionali sono tutte tese a sviluppare l’azienda, creare ricchezza e affrontare i problemi organizzativi e gestionali.

Tuttavia le complicazioni che nascono da una congiuntura economica sfavorevole “mondo che cambia”, una scelta sfortunata, un repentino mutamento delle condizioni di mercato, conducano l’impresa in una situazione di crisi. Improvvisamente ci si rende conto che per affrontare la situazione servono nove competenze.

Anche nel caso in cui possedesse almeno in parte le capacità professionali e le conoscenze tecniche necessarie, difficilmente avrebbe la tranquillità psicologica per poter affrontare il problema in maniera efficace e razionale.

Spesso infatti l’amore che l’imprenditore nutre nei confronti della sua “creatura” (come un figlio) gli impedisce di leggere con chiarezza e con il necessario distacco la reale situazione dell’azienda.

L'imprenditore sa di cosa ha bisogno la sua azienda, ma nel tentativo di salvarla a tutti i costi può essere indotto a compiere scelte che possono aggravare la situazione di crisi aziendale fino a compromettere anche la sua posizione personale con conseguenze drammatiche.


In tali situazioni l’imprenditore non deve inventarsi un nuovo mestiere e neppure si deve caricare di responsabilità che non è in grado di affrontare ma semplicemente rivolgersi a professionisti che siano distaccati emotivamente dalla situazione aziendale e personale dell’imprenditore.



martedì 20 giugno 2017

La prima cosa che un imprenditore si deve ricordare #SAPERE PER #FAREIMPRESA

"La prima cosa che un imprenditore si deve ricordare è banalissima, ovvero che cosa sta facendo"

RICORDATI CHE:

una azienda, in economia aziendale, è un'organizzazione di beni e capitale umano finalizzata alla soddisfazione di bisogni umani attraverso la produzione, la distribuzione o il consumo di beni economici e servizi verso clienti, strutturata secondo una certa organizzazione aziendale e amministrata secondo una certa amministrazione aziendale (governance) da parte del management aziendale. Il soggetto che conduce l'attività economica è anche detto imprenditore mentre le funzioni che l'azienda esercita per il raggiungimento degli obiettivi prefissati sono dette funzioni aziendali realizzate attraverso processi aziendali che seguono un'accurata pianificazione aziendale. In senso giuridico il termine più utilizzato è invece quello di impresa o società. Un'azienda può appartenere ad uno qualunque dei settori del sistema economico: settore primario (es. azienda agricola/allevamento), settore secondario (es. industria), settore terziario ad (es. società di servizi).


lunedì 19 giugno 2017

UNO E' PIU' VICINO ALLO ZERO CHE AL DUE #sapere per #fareimpresa


“Nessun uomo è un’isola” decantava, nel 1600, il poeta inglese John Donne

Lavorare da soli può dare grandi soddisfazioni, ma a ben guardare, nessuno di noi può dare il meglio di sé, se rimane isolato. Anche – e soprattutto – al lavoro dove la capacità di coordinarsi con gli altri risulta essere sempre più richiesta.

Perché? Perché fare squadra coi colleghi e i superiori garantisce risultati migliori, che aiutano ad essere donne e uomini più felici, anche fuori dall’ufficio.

Le gratificazioni più robuste arriveranno solo se si sceglierà di mettersi in gioco con gli altri. Fare squadra al lavoro significa, infatti, disporre di un “patrimonio” inestimabile fatto di energie, competenze, idee, visioni, proposte e soluzioni differenti.

Di più: coordinarsi con gli altri vuol dire concedersi la possibilità di imparare costantemente qualcosa di nuovo e di crescere. Non solo nel lavoro. E non si sottovaluti il piacere che potrà derivare da un successo da condividere con gli altri a cui farà da contraltare la solidarietà e il reciproco soccorso che si attiveranno quando ci si troverà a fare i conti con qualche fallimento.

Fare squadra al lavoro può rivelarsi una salvezza. 

Ecco perché sempre più aziende si occupano di “team building” e scommettono su tutta una serie di attività – formative e ludiche – tese a costruire un gruppo coeso e motivato.
Si va dalle classiche discussioni in azienda, con tanto di filmati da visionare o case history da analizzare, ai giochi di ruolo fino alle proposte più “ardite” che prevedono la possibilità di far vivere un’esperienza difficile ai dipendenti. Una giornata trascorsa a fare rafting o alpinismo può far aprire gli occhi anche ai più riottosi e convincerli che mettersi a disposizione degli altri e collaborare è la gratificazione più grande che ci si possa concedere.


Perché, come dice l’autore americano, John Maxwell: “Uno è un numero troppo piccolo per raggiungere la grandezza”.


giovedì 15 giugno 2017

PERCHE' LE RETI DI IMPRESA FALLISCONO? #sapere per #fareimpresa


In linea con la migliore tradizione italiana le reti spesso nascono sull’onda dell’entusiasmo del momento, del così fan tutti, delle chiacchere tra amici, da una idea dall’associazione di categoria.
Un approccio entusiastico, tante riunioni con nulla di fatto frutto di una programmazione del tutto superficiale.
Fare rete non basta, dico di più è errato se paragoniamo la rete a un gruppo.
Il gruppo è un insieme di persone o cose distinte ma riunite in un unico complesso, ogni uno ha interessi diversi e non sarà mai disposto a condividerli con altri, fa parte della natura dell’imprenditore, infatti, esso  esercita professionalmente un'attività economica organizzata ai fini della produzione e dello scambio di beni o di servizi a fronte di un ritorno ( solitamente economico).


IO DO A TE SE TU DAI A ME o ancora meglio TU DAI A ME E POI IO DO A TE.


Esiste una soluzione? 

Certamente se si va oltre la rete e io una idea ce l'ho.




mercoledì 7 giugno 2017

Comunicazione Consob: richiamo di attenzione sull’obbligo di segnalazione dei contratti derivati ai sensi del Regolamento EMIR

Importanti novità che sono state introdotte dal nuovo principio contabile OIC 32, che ha sancito anche per le aziende non quotate l’importanza della comunicazione finanziaria sulla funzione dello strumento derivato di copertura unitamente all’ulteriore elemento emerso, anche se non in maniera esplicita, della necessità di adottare una risk policy (prevista dallo IAS 39) sulla gestione dei rischi, e per l’applicazione del modello contabile dei flussi finanziari.

Secondo il nuovo principio sono necessarie una serie di condizioni, quali :

·         l’esistenza di una relazione di copertura
·         una formale documentazione di supporto
·         la dimostrazione dell’efficacia della copertura, qualitativa o quantitativa.

Per la trasparenza richiesta e per evitare fattispecie di false comunicazioni sociali o responsabilità degli organi sociali, risulta conveniente che gli amministratori esercitino un controllo preciso sulle valutazioni dei valori da iscrivere in bilancio.

Tale controllo è esercitabile mediante l’utilizzando dei dati forniti dalla Banca d’Italia.
Evidenziando la grande difficolta di saperli interpretare  per un utilizzo che va oltre la semplice rilevazione di eventuali segnalazioni negative, ATTIVA studi integrati propone un incontro per presentare lo strumento che permette la lettura inequivocabile e inconfutabile della Centrale dei rischi di Banca d’Italia.

Uno strumento utilissimo per le aziende che fornisce un supporto professionale di altissima qualità e allo stesso tempo si può avere un controllo certo delle attività messe in atto dai responsabili di area, è inoltre fondamentale ai fini di saper attuare  una adeguata struttura dei rapporti bancari e verificare le attività finanziarie.


Se lo desidera, può contattarmi, per approfondire ogni dettaglio tecnico presso i Vs uffici ed esporre al meglio tutte le opportunità che siamo in grado di offrirVi.

lunedì 5 giugno 2017

Linkedin: ACCETTO CONSIGLI.



ACCETTO CONSIGLI.

https://www.linkedin.com/in/lucio-benetton/
Io credo fortemente nella collaborazione tra professionisti e non solo, non ho mai avuto problemi a interagire e insegnare ai miei collaboratori quelli che ritengo i segreti del mio lavoro o accettare consigli e critiche. Quando è nato Linkedin per me, si è aperto un mondo che ho salutato con gioia, sicuramente ancora oggi ho molto da imparare e volevo chiede un vostro consiglio (a tutti indistintamente) poichè una delle funzioni di Linkedin è proprio lo scambio di opinioni e informazione a livello professionale. Per scrivere il mio profilo mi sono informato, ho cercato di mettere in pratica tutti i consigli che e che mi sono stati suggeriti (spesso discordanti) e allora quale migliore occasione per chiedere alla mia rete cosa ne pensano del mio profilo? Vi pongo 5 semplici domande per me molto utili a capire se ho capito. 1 Si capisce che lavoro faccio SI - NO 2 Sono chiare le mie competenze SI - NO 3 E' comprensibile a chi si rivolge la mia attività SI - NO 4 E’ chiaro che nella mia attività il rapporto con altri professionisti è indispensabile SI - NO 5 La presentazione personale è soddisfacente SI - NO Accetto tutti i suggerimenti che possono essere utili per dare il giusto valore a Linkedin



giovedì 1 giugno 2017

10 REGOLE DA SEGUIRE PER NON PERDERE I PIU’ BRAVI #sapere per #fareimpresa

Sempre più spesso nelle riunioni aziendali dei vari responsabili di area emerge il problema del turnover dei dipendenti e in particolare sempre dei più bravi.
Il manager o il responsabile di area “colpito” tendono a giustificarsi incolpando l’azienda di tutte le cose che non vanno, ma in realtà ignorano il nocciolo della questione: le persone non lasciano i posti di lavoro, lasciano i propri capi.
La cosa che più rattrista è che questo problema può facilmente essere evitato. Tutto quello che serve è una nuova prospettiva su come va visto il rapporto umano in azienda.

10 REGOLE DA SEGUIRE PER NON PERDERE I PIU’ BRAVI:

1. Sovraccaricare di lavoro
La tentazione di riempire di compiti il proprio miglior dipendente è così forte che i manager spesso cadono in questa trappola.

2. Non riconoscere contributi e ricompense per un buon lavoro
È facile sottovalutare il potere di una pacca sulla spalla, in particolare nei riguardi delle persone particolarmente motivate.

3. Non preoccuparsi dei propri dipendenti
Più della metà delle persone che lasciano il posto di lavoro lo fanno a causa del rapporto con il loro capo.

4. Non mantenere le proprie promesse
Fare promesse alle persone ti pone in una sottile linea tra il renderli veramente felici e far sì che si licenzino.

5. Assumere e promuovere le persone sbagliate
I dipendenti che lavorano duro vogliono lavorare con professionisti intelligenti.

6. Non permettere alle persone di perseguire le loro passioni
I dipendenti talentuosi hanno delle passioni. Fornirgli la possibilità di perseguire le loro passioni aumenta la loro produttività e la soddisfazione sul lavoro.

7. Non aiutarli a sviluppare competenze
I bravi manager gestiscono bene tutti i dipendenti, indifferentemente dalla bravura di ciascun dipendente. Sono attenti a far crescere le loro competenze.

8. Non incoraggiare la creatività
I dipendenti talentuosi cercano di migliorare tutto ciò che toccano. Se gli viene tolta la possibilità di cambiare e migliorare le cose per paura di uscire dall’ordinario, inizieranno ad odiare il loro lavoro.

9. Non riuscire ad impegnare intellettualmente le persone
I grandi leader sfidano spesso i propri dipendenti a realizzare delle cose che sembrano impossibili in un primo momento. 

10 Il leader non ha paura di insegnare
Il leader non ha paura di insegnare e favorire la crescita di un nuovo leader.