lunedì 28 novembre 2016

Pressione fiscale, un minuto di riflessione. #sapere per #fareimpresa



venerdì 18 novembre 2016

Check-up aziendale di ATTIVA studi integrati. °sapere per #fareimpresa

Con il check-up aziendale si sintetizza il procedimento di determinazione e controllo degli elementi qualitativi e quantitativi essenziali (strategici) della struttura aziendale: il flusso d'acquisizione, impiego e destinazione delle risorse, il rapporto con l'ambiente, i fondamentali della gestione e dell'organizzazione.
Lo scopo principale del check-up aziendale è di rendere più profittevole l'azienda in un arco temporale di lungo termine, attraverso un'analisi approfondita e strutturata delle risorse interne e delle opportunità offerte dall'ambiente.
La necessità di tale analisi scaturisce dalla constatazione che i mercati attraversano evoluzioni rapide, caratterizzate da mutamenti spesso significativi della clientela, della concorrenza, delle tecnologie e delle norme legislative
L’attività di check-up aziendale deve essere presa in carico da manager preparati e con una consolidata esperienza in questo tipo di progetti.
L’intervento di un manager temporaneo è sicuramente la soluzione più efficace che inoltre garantisce costi certi e limitati al tempo necessario per l’esecuzione del progetto e una imparzialità.
Un manager esterno avrà un approccio al problema pratico e concreto, senza essere coinvolto da relazioni personali interne o da vissuti aziendali, avendo come unico obiettivo il risultato nei tempi più brevi.

CONCLUDENDO:

Tale attività è indispensabili per rilevare quanto accade veramente nella vostra azienda, è fonte di prova oggettiva del lavoro effettuato all’interno della vostra attività, rispecchia la visione reale che ha il sistema bancario finanziario nei vostri confronti; visione reale spesso a voi sconosciuta in tutti i suoi  particolari perché frutto di elaborazioni manuali su dati di sistemi informatici interni privi di una controprova imparziale, inconfutabile e inviolabile.


martedì 8 novembre 2016

Gli errori più frequenti che si commettono quando si scrive un preventivo. #sapere per #fareimpresa

II potenziale cliente ci espone il suo problema e ci chiede un’offerta economica. E noi cosa facciamo? Gli poniamo un paio di domande, perlopiù tecniche e mirate (sappiamo già per esperienza che cosa gli può servire), e gli illustriamo il nostro modo di lavorare.  Poi iniziamo a scrivere il preventivo – un’attività che in realtà non amiamo molto e che se potessimo delegheremmo subito a qualcun altro. Se dovessimo stimare il tempo dedicato a entrambe le fasi, direi che un 30% lo dedichiamo al momento di pre-preventivazione e un 70% alla stesura del preventivo.
Prova a riflettere.
Sei proprio sicuro che il tempo dedicato a capire i bisogni, le aspettative e anche il non detto del potenziale cliente sia tempo perso? A mio parere è invece un investimento per fare in modo di trasformare il preventivo in fatturato. Il tempo dedicato alle due fasi dovrebbe essere proprio il contrario: il 70% alla fase di ascolto attivo e il 30% alla fase di stesura del preventivo. Se poni le domande giuste (che di solito sono quelle aperte) e ascolti con attenzione la persona che hai di fronte, andrà a finire che il preventivo lo scriverete insieme.
Si dice che le persone esperte facciano domande prima di presentare soluzioni. Chi dovrebbe parlare di più: tu o il cliente? Il cliente. Se tu sarai in grado di porgli le domande giuste, lui ti racconterà inconsapevolmente tutto ciò che hai bisogno di sapere. In tal modo venderà a se stesso la soluzione. Non è vero che lo irriti. Se le tue domande sono empatiche e di sincero interesse, il cliente si sentirà a suo agio, perché spesso nemmeno lui sa di cosa ha bisogno.
Inviare un preventivo standard
Il preventivo è uno dei punti di contatto, forse uno dei più cruciali. Abbiamo la possibilità di confermare al cliente che siamo la persona giusta per lui e che siamo in grado di risolvere il problema per cui si è rivolto a noi. Perché scriviamo un preventivo facendo un copia e incolla di un documento qualsiasi preso magari dal web? Oppure, perché presentiamo due scarne righe in cui indichiamo semplicemente la nostra prestazione con accanto una tariffa? Poi ci arrabbiamo se i clienti badano solo all’aspetto economico: forse abbiamo anche noi le nostre responsabilità.
Cosa puoi fare?
Dedica del tempo a personalizzare il preventivo in base al tipo di persona che hai di fronte: linguaggio, prestazione, vantaggi, servizi aggiuntivi. Il cliente deve percepire immediatamente che hai scritto la tua offerta pensando a lui e alle sue necessità. L’impostazione del documento che invii non può essere lasciata al caso, ma deve mettere in evidenza il tuo vantaggio competitivo, ossia il motivo per cui il cliente deve scegliere te e non un altro professionista.
Utilizzare un linguaggio tecnico ?
Il cliente si rivolge a noi perché ha un problema e perché crede che possiamo aiutarlo a risolverlo. Non è tenuto a conoscere la terminologia e i tecnicismi del nostro settore. Perché allora riempiamo il nostro preventivo di termini tecnici, per poi meravigliarci che lui non capisca e che non abbia le idee chiare?
Ricordati:

Nella comunicazione non conta quello che dici, ma quello che l’altra persona capisce. Se hai parlato e ti sembra di aver spiegato tutto, ma il cliente non ha capito, la responsabilità è tua: non hai comunicato bene. 

mercoledì 2 novembre 2016

RATING conoscerlo ti salva #sapere per #fareimpresa

Cos’è l’Accordo di Basilea?
È l’Accordo sui “requisiti patrimoniali” delle banche stabilito dal Comitato di Basilea che riunisce i rappresentanti delle Banche Centrali dei maggiori paesi. Illustra le metodologie che le banche devono adottare per calcolare i propri requisiti patrimoniali minimi in relazione ai rischi inerenti la loro attività.
Ogni volta che una banca concede un prestito, infatti, deve accantonare una certa parte del proprio patrimonio, per far fronte alla possibilità che il prestito non venga rimborsato (è il cosiddetto rischio di credito).
Che obiettivi si propone?
L’Accordo di Basilea, applicato in Europa da tutte le banche a partire dal 2008, è nato per garantire maggiore solidità ed efficienza al sistema bancario a livello internazionale. In termini generali, mentre il primo Accordo di Basilea (del 1988) prevedeva requisiti patrimoniali uguali per qualunque prestito, il nuovo Basilea prevede la possibilità di valutare più approfonditamente il rischio di un singolo prestito e quindi di differenziare gli accantonamenti patrimoniali in funzione della “rischiosità”:
-per un prestito a un’impresa più rischiosa la banca deve accantonare più capitale;
-per un prestito a un’impresa più affidabile e meno rischiosa la banca può accantonare una quota di capitale minore.
Come viene valutata l’affidabilità delle imprese con l’Accordo di Basilea?
Ogni banca costruisce un proprio sistema di valutazione scegliendo tra due metodi alternativi:
-il metodo standard
-il metodo basato sui rating interni (IRB - Internal Rating Based), che può essere di “base” o “avanzato”.
Il metodo standard prevede l’utilizzo dei rating esterni - ossia giudizi sulla capacità dell’impresa di rimborsare il capitale prestato - per quelle imprese che sono state valutate da una agenzia specializzata (in Italia le agenzie riconosciute dalla Banca d’Italia sono Standard&Poor’s, Moody’s,
FitchRatings e Lince).
Per tutte le altre imprese sprovviste di rating esterno (in Italia la grande maggioranza), le banche utilizzano un metodo di calcolo del rischio simile a quello utilizzato nel primo accordo di Basilea, ma differenziando il patrimonio da accantonare in funzione della tipologia di impresa: corporate o retail.
Con il metodo basato sui rating interni è invece la banca ad attribuire, tramite propri modelli di analisi autorizzati dalla Banca d’Italia, un rating all’impresa.
Le modifiche dell’Accordo di Basilea in corso di definizione non incidono sul tema delle modalità di valutazione della qualità delle imprese.
Ma cos’è il rating?
Il rating è un giudizio che esprime l’affidabilità di un’impresa, e più precisamente la sua capacità di ripagare un prestito in un determinato periodo di tempo.
Si tratta quindi di una valutazione sintetica del suo profilo di rischio di credito, che riassume le informazioni quantitative e qualitative che la banca ha a disposizione sull’impresa, in relazione
all’insieme delle informazioni disponibili sulla totalità delle imprese clienti e sul loro comportamento di rimborso nel corso del tempo. In sostanza si tratta di prevedere per la singola impresa oggetto di valutazione se il suo comportamento di rimborso sarà più o meno regolare e completo prendendo in
considerazione la “distanza” tra le sue caratteristiche e quelle di altre imprese che in periodi precedenti si sono mostrate in grado di ripagare adeguatamente il prestito.

AAA
Alta probabilità di rimborso
Valore del rating più alto: ottima qualità della azienda debitrice ed estrema capacità di pagare gli interessi e rimborsare il capitale prestato.
AA

Capacità molto alta di pagare gli interessi e rimborsare il capitale prestato. Tale capacità non è intaccata, in maniera significativa, da eventi prevedibili.

A

L’azienda presenta una forte capacità di pagare gli interessi e rimborsare il capitale prestato, ma è in parte sensibile ad avverse condizioni economiche o a circostanze congiunturali sfavorevoli.

BBB

Capacità ancora sufficiente di pagamento degli interessi e di rimborsare il capitale prestato. Tuttavia condizioni economiche sfavorevoli o una modifica delle circostanze potrebbero compromettere in misura maggiore questa capacità.

BB

Azienda con capacità di rispettare gli impegni finanziari nel breve termine, ma con dubbia capacità di rimborso in future condizioni economiche, congiunturali e politiche avverse.
B

Azienda ancora più vulnerabile a condizioni economiche avverse anche se attualmente capace di rispettare gli impegni finanziari.

CCC

Azienda fortemente vulnerabile per la quale l’insolvenza è una possibilità reale, la capacità di rispettare gli impegni finanziari è molto dipendente da fattori economici, congiunturali e politici esterni.
CC

Azienda attualmente vulnerabile.
C

È stata inoltrata un’istanza di fallimento, ma i pagamenti degli interessi e del capitale prestato sono ancora rispettati.
RD

L’azienda non ha rispettato il pagamento solo di alcuni impegni finanziari, ma continua ad onorare altre obbligazioni.

D
Nulla probabilità di rimborso
L’azienda è in stato di fallimento ed è quindi insolvente, le probabilità di rimborso degli impegni finanziari sono praticamente nulle.

Il rating è, quindi, importante anche per l’impresa?
Certamente.
Come abbiamo spiegato nelle risposte alle domande precedenti, da un lato, il rating permette alla banca di determinare la quota di capitale da accantonare per ogni prestito che concede (minore per le imprese più affidabili, maggiore per le imprese più rischiose), dall’altro – ed è la cosa più importante per l’impresa
– è uno dei fattori che determinano il costo del prestito e le conseguenti condizioni di rimborso.

Come viene assegnato il rating dalla banca?
Il rating attribuito è il frutto di un processo di valutazione che si conclude con l’assegnazione dell’impresa ad una determinata classe di merito. Ciascuna classe comprende tutte le imprese che vengono considerate equivalenti in termini di probabilità di rimborso del prestito: a ciascuna classe corrisponde un livello di rischio omogeneo.
Per realizzare questa analisi la banca può utilizzare le informazioni già in suo possesso, può richiederne di nuove, può utilizzare le informazioni provenienti da fonti esterne, come ad esempio quelle registrate nella Centrale dei Rischi della Banca d’Italia. Vediamole più nel dettaglio.

Che tipo di informazioni alimentano l’attribuzione del rating?

La banca utilizza informazioni quantitative e qualitative.
Le prime sono informazioni di tipo oggettivo, non dipendono dall’opinione dell’analista della banca e in genere si riconducono:
-alla documentazione contabile, sia consuntiva che prospettica, per determinare redditività e struttura finanziaria del debitore;
-ai dati andamentali del rapporto con la banca e con l’intero settore bancario ad esempio tramite i dati della Centrale dei Rischi.
REGOLE D’ORO PER LA PREVENZIONE E SALVAGUARDIA DEL PROPRIO RATING
Chiedi informazioni
1 Informati per conoscere meglio il processo decisionale   nella concessione di un prestito e sui cambiamenti che sono avvenuti con Basilea. Informati non solo al momento della richiesta di un prestito, ma anche nel corso del finanziamento.
Presentati al meglio
2 Fornisci alla banca una documentazione chiara, completa e aderente alle richieste che ti vengono fatte. Un’informazione di qualità, tempestiva, comprensibile e ben strutturata, aiuta la banca a migliorare la valutazione dell’impresa.
Verifica le condizioni del prestito
3 Chiedi quali sono i parametri che influenzano il tasso d’interesse e le altre condizioni del prestito, come la capacità di rimborso (e quindi il rating), le garanzie, la durata, le clausole, l’importo accordato, etc.
Monitora il tuo rating
4 Nel condurre la tua attività tieni sempre presenti quali sono i fattori chiave che determinano il tuo rating e agisci in modo tale da migliorarli. 
Controlla la tua affidabilità nel tempo
5 La banca aggiorna periodicamente la sua valutazione: per questo è importante tenere sotto controllo le informazioni disponibili presso la centrale dei rischio di Banca d’Italia con l’ausilio di professionisti esterni e indipendenti.

PER SAPERNE DI PIU':