martedì 27 dicembre 2016

AREA AMMINISTRAZIONE E FINANZA, ricomponiamo i tasselli. #sapere per #fareimpresa


Ricomponiamo i tasselli e facciamo chiarezza nella definizione di :
AREA 
AMMINISTRAZIONE 
FINANZA




IL RISK MANAGER
Definizione
Il Risk manager è colui che previene e gestisce ogni tipo di rischio aziendale, le cui
ripercussioni potrebbero ricadere sui bilanci dell’azienda stessa. Egli si occupa anche della
gestione dei cosiddetti rischi “puri”, legati cioè all’intera attività dell’impresa sotto
osservazione.
I suoi compiti principali si articolano in due momenti:
-) Identificazione dei rischi
-) Analisi dell’impatto potenziale di tali rischi sulle attività dell’impresa.
Durante quest’ultima fase il Risk Manager valuta la probabilità di evenienza e le
dimensioni dell’incidenza e dell’impatto del rischio d’impresa.
In seguito a queste valutazione spetta al Risk manager la determinazione delle modalità di
gestione dei rischi e della priorità di intervento applicate al singolo caso.
Competenze
Il Risk manager è una figura che deve riunire in sé due professionalità distinte: l’ingegnere
e l’economista. Infatti egli deve conoscere i sistemi di produzione, il funzionamento degli
impianti e la scienza dei materiali, ma anche avere delle solide basi nell’ambito delle
procedure amministrative collegate alla gestione del personale e nell’interpretazione dei
dati statistici e delle previsioni econometriche.
Il Risk manager è una professione assolutamente trasversale e multifunzionale: chi la
svolge deve infatti conoscere tutte le caratteristiche di ogni reparto dell’azienda per la
quale offre il proprio operato.
I requisiti richiesti per svolgere questa professione sono quindi una comprovata capacità di
analisi e valutazione dei costi/benefici, un intuito molto spiccato e una grande riservatezza.
IL RESPONSABILE PAGHE E CONTRIBUTI
Definizione
Il Responsabile paghe e contributi è colui che si occupa di ogni aspetto legale, fiscale,
contributivo e sindacale legato alle retribuzioni del personale.
Questa figura coordina la gestione di tutte le fasi del rapporto di lavoro tra impresa e
collaboratore. Egli si occupa in primo luogo dell’inserimento in azienda dei nuovi assunti
dal punto di vista amministrativo, calcolando ciascuna voce che compone la retribuzione
del lavoratore. Controlla inoltre la tenuta dei libri obbligatori secondo le leggi vigenti (libro
paga, libro matricola), verifica l’esattezza contabile degli stipendi, nonché degli
adempimenti legati alle fasi di uscita del personale che lascia l’azienda o che ha raggiunto
i limiti di età, comprese le liquidazioni (TFR) e le indennità per il calcolo della pensione.
Competenze
Il Responsabile paghe e contributi deve conoscere l’evoluzione della legislazione in
materia di diritto di lavoro, i CCNL (Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro) e gli accordi tra
le rappresentanze sindacali interne e il management dell’impresa.
Si deve occupare anche della raccolta e dell’organizzazione di tutto il materiale
documentale, tenendo presente che, in caso di vertenze individuali o collettive, ogni
documentazione deve essere presentata in forma completa agli organi deputati sia interni
che esterni.
Tra le competenze che questa figura professionali deve possedere si annoverano
sicuramente:
-) l’estrema precisione nei calcoli
-) una spiccata scrupolosità; fondamentale per formalizzare correttamente le assunzioni e
le buste paga dei dipendenti
-) la naturale predisposizione per le relazioni interpersonali; necessaria per gestire
adeguatamente situazioni umane di grande delicatezza
È richiesta inoltre la capacità di utilizzare i pacchetti informatizzati per la gestione delle
retribuzioni e la conoscenza approfondita dei moduli informatici.
IL CONTROLLER
Definizione
Il Controller, o Responsabile del controllo di gestione, è colui che si occupa
dell’interpretazione e la valutazione dell’attività aziendale. In maniera particolare il
Controller si occupa di esaminare la contabilità analitica, redigere il rapporto di gestione,
analizzare e controllare l’andamento economico-finanziario.
Il responsabile del controllo di gestione interviene a supporto delle diverse funzioni
aziendali, al fine di consentire un reale controllo dell’attività; partecipa così alla definizione
delle politiche in ambito contabile, alla verifica degli obiettivi di fatturato e al controllo della
coerenza dell’andamento delle spese in conformità a quanto stabilito nel bilancio
aziendale.
In altre parole, il Controller è responsabile di tutte quelle attività specifiche che permettono
di mantenere costante il monitoraggio della performance aziendale, fornendo al
Management tutti gli elementi necessari per prendere decisioni su eventuali strategie
correttive.
Competenze
Il Controller è un tecnico di alto livello che deve conoscere:
-) Natura, funzione e sistema delle imprese
-) Strutture e processi lavorativi relativi all’organizzazione aziendale
-) Metodi per effettuare le rilevazioni contabili, nonché per redigere ed analizzare il
bilancio
-) Tecniche per la rilevazione del fabbisogno finanziario
-) Applicazioni statistiche e teorie della probabilità
-) Tecniche di previsione, di controllo e reporting
Il Controller deve essere in grado sia di impostare il piano dei conti e le procedure
amministrative, in coerenza con le norme civilistiche e fiscali, sia di redigere un bilancio e
di gestire il software applicativo che permette l’informatizzazione delle procedure contabili.
Per svolgere questi compiti sono sempre più richieste la conoscenza dei sistemi Erp e
Sap, nonché la capacità d’uso di sistemi di controllo di gruppo, come Sem, Scorecard e
Cockpit.
Risultano inoltre indispensabili la conoscenza della lingua inglese, ottime capacità
relazionali ed una forte attitudine al Team Working.
IL REVISORE DI BILANCIO
Definizione
Il Revisore di bilancio è colui che studia i bilanci delle aziende e, con una relazione finale,
ne certifica l’attendibilità a garanzia della solidità economica dell’impresa stessa.
Le complesse e numerose attività del Revisore di bilancio, detto anche Certificatore di
bilancio o Supervisor, possono essere così sintetizzate:
-) Controllo legale dei conti e dei documenti contabili e contestuale consulenza tecnica,
giudiziaria, civile e penale
-) Preparazione di documenti di sintesi di situazioni contabili, nonché dei bilanci periodici e
di esercizio
-) Analisi dei conti e dei risultati finanziari
-) Revisione e organizzazione delle procedure e dei sistemi contabili
-) Consulenza fiscale
-) Consulenza ed assistenza di natura giuridica in materia di società
-) Consulenza finanziaria per la messa a punto di piani di investimento e di finanziamento
-) Gestione del portafoglio titoli e gestioni fiduciarie
Competenze
Il Revisore di bilancio deve innanzitutto padroneggiare perfettamente le norme nazionalieuropee-
internazionali per la corretta gestione aziendale e ogni aspetto della struttura e
della legislazione dei bilanci, comunemente rappresentata dai tre “pilastri contabili” che
sono lo stato patrimoniale, il conto economico e il conto finanziario. È inoltre fondamentale
che il Revisore abbia un’ottima capacità nel lavorare con tecnologie informatiche e
telematiche, necessarie sia per scegliere i software più adatti al proprio lavoro, sia per
accedere al Servizio Telemaco di certificazione digitale.
Le qualità personali più importanti per svolgere questo ruolo di grande responsabilità sono
la precisione, il rigore e la riservatezza.
RESPONSABILE DELLA CONTABILITA’ GENERALE
Definizione
Il Responsabile della contabilità generale è colui che si occupa del coordinamento e della
supervisione del lavoro amministrativo-contabile in un’azienda. Di solito viene identificato
con il Direttore Amministrativo.
L’insieme dei compiti del Responsabile della contabilità possono essere così sintetizzati:
-) Predisposizione delle procedure amministrative, contabili e fiscali
-) Redazione del Bilancio d’esercizio nel rispetto delle norme contabili, civilistiche e fiscali
-) Applicazione dei principi di contabilità generale e fiscale d’impresa
-) Definizione degli indirizzi amministrativo-contabili per gli addetti alla contabilità esecutiva
Competenze
Il Responsabile della contabilità deve possedere, oltre ad una conoscenza specifica dei
principi economico-contabili, la capacità di partecipare alle decisioni aziendali
controllandone la corretta e uniforme applicazione in tutti i reparti e fornendo così al
Management tutti i dati necessari per un’efficace analisi dei costi. In alcune aziende di
dimensioni medio-grandi, il Responsabile della contabilità redige il Manuale del piano dei
conti, documento che contiene tutte le indicazioni da seguire in materia amministrativocontabile
e fiscale.
Nelle aziende multinazionali, il Responsabile della contabilità effettua la raccolta
telematica delle varie scritture contabili e, applicando gli IAS (International Accounting
Standard), cioè i criteri contabili comuni dell’Unione Europea, redige il Bilancio
consolidato.
Per questa figura professionale è indispensabile non solo un’ottima padronanza della
lingua inglese, ma anche la conoscenza approfondita di programmi come Lotus, Excel e
Access, nonché di software gestionali come Sap e Erp.
ANALISTA FINANZIARIO D’IMPRESA
Definizione
L’Analista finanziario d’impresa è colui che fornisce la propria valutazione su ogni
decisione di carattere finanziario che riguarda l’azienda per cui lavora.
Questa figura professionale si occupa quindi in prevalenza del controllo della situazione
patrimoniale e finanziaria dell’azienda, della raccolta delle informazioni sul bilancio
aziendale e della stima dei valori mobiliari.
Tra le sue mansioni rientrano anche la gestione dei rapporti con gli istituti di credito e la
scelta dell’Asset Allocation (composizione del portafoglio di valori mobiliari) e del Timing
(tempistica di entrata e di uscita dai mercati) aziendale.
Competenze
Per poter svolgere le sue funzioni, l’Analista finanziario deve conoscere perfettamente gli
adempimenti di natura fiscale e societaria, aggiornandosi costantemente sulla legislazione
tributaria, fiscale e doganale.
Negli ultimi anni, con la diffusione delle transazioni in tempo reale sui mercati mobiliari di
tutto il mondo, all’Analista finanziario viene richiesta una solida conoscenza dei sistemi
informatici e telematici di trasmissione dati e di compravendita on line, aggiunta ad una
ottima conoscenza della lingua inglese. L’Analista finanziario deve inoltre essere in grado
di esaminare e analizzare gli andamenti finanziari del mercato, nonché i bilanci, i
rendimenti e i fabbisogni strutturali della propria azienda, in modo da indirizzarne l’attività
verso le migliori opportunità di investimento possibili.





La descrizione dei profili professionali, liberamente tratta dalla banca dati
Orientaonline di Isfol, è da intendersi come uno strumento di informazione introduttiva e

orientativa.


venerdì 23 dicembre 2016

UNA FIRMA COINVOLGE TRENTA SOGGETTI. PRIVATI E IMPRESE NELLA CACCA

E’ da molto tempo che vado a sostenere nei confronti degli imprenditori e dei professionisti con cui mi rapporto quotidianamente l’importanza di conosce il significato delle firme di garanzia ovvero Fidejussioni.
Capire quanto sono importanti o meglio pericolose queste firme se non si conoscono i risvolti giuridici è VITALE.

Vi racconto in estrema sintesi un caso reale “scoppiato” il 20/12/2016



Quattro fratelli, tutti imprenditori.
Muore la mamma nel 2002 e ricevono in eredità terreni e casa nelle quote spettanti, si limitano alla successione  lasciando l’eredità indivisa anche perché il padre è ancora vivo.
Nell’giugno del 2016 il padre sta male e solo in quel momento uno dei fratelli comunica di avere dei problemi con dei creditori.
Dopo poco più di un mese muore il padre.
A quel punto si procede a dare avvio alla pratica di successione, il fratello con i problemi economici assicura che non ha rilasciato nessun impegno a favore del sistema bancario.
Nel mese di dicembre dopo avere trovato l’accordo su come dividere i beni, ricevono la notizia dal notaio ( (che nel frattempo ha “preparato” tutti i documenti ) di volere rinunciare all’atto.
Si chiedono il perché e si viene a scoprire che era già stata emessa una ipoteca giudiziaria a seguito di un decreto ingiuntivo (dove non è stato presa in considerazione neppure la verifica documentale e legale per vedere se era possibile una opposizione) nei confronti dei beni del fratello moroso, essendo i beni indivisi e in parte indivisibili gli altri fratelli si trovano i beni ereditati bloccati dalla ipoteca del fratello moroso.
E NON FINISE QUI.
Il terreno ereditato dai fratelli, fa parte di una lottizzazione che coinvolge circa trenta proprietari, per la parte di proprietà dei quattro fratelli grava una ipoteca giudiziaria, essendo inoltre stato imposto dal comune di lottizzare  tutto il terreno dei trenta proprietari considerato una sola opera urbanistica, di fatto si blocca l’intera urbanizzazione..
Soluzioni: pagare il creditore per gli importi spettanti in eredità al fratello e chiedere al giudice la cancellazione dell’ipoteca giudiziaria ( operazione che è soggetta alla volontà del creditore) .
Rischi:
Richiesta di danno da parte dei trenta lottizzanti composti da privati e immobiliari.
Che il giudice e seguito della non accettazione da parte del creditore della soluzione sopra esposta decida di dividere l’eredità a suo piacimento, oppure manda tutto all’asta ( casa e terreni) e con il ricavato paghi il creditore nella parte di ¼ e i ¾ li divida tra i fratelli che non hanno mai rilasciato firme a garanzia e non hanno pendenze con nessun creditore.


QUANTO SOPRA SOLO ED ESCLUSIVAMNETE PER UNA FIRMA RILASCIATA SENZA COGNIZIONE DI CAUSA DAL FRATELLO E MAL CONSIGLIATO ( E’ DIRE POCO) DAI “PROFESSIONISTI" CHE LO SEGUONO.

IMPRENDITORE, PROFESSIONISTA, COMMERCIALISTA, FATEVI AIUTARE DA CHI E' COMPETENTE NELLE MATERIE CHE NON CONOSCETE.



martedì 13 dicembre 2016

I DIECI COMANDAMENTI per la piccola impresa #sapere per #fareimpresa

La gestione di una piccola attività può regalare incredibili soddisfazioni personali, professionali ed economico.
L’imprenditore che ne è alla guida si trova giornalmente ad affrontare una serie di problematiche differenti, che lo costringono a combattere costantemente per raggiungere i suoi obiettivi.
Sfide costanti per la  ricerca di clienti e finanziamenti, individuazione dei prodotti da vendere, capacità di predisporre una gestione aziendale proiettata alla crescita, da fronteggiare nel modo corretto, mettendo in campo una strategia vincente che consenta di ottenere riscontri positivi già nell’immediato.
Come riuscire in tutto questo?

Dieci consigli importanti per dare seguito alla premessa che daranno modo di capire come strutturare e dirigere al meglio la tua impresa.

1 – Definisci cosa vendi
2 – Prepara un Business Plan realistico
3 – Occupati delle questioni burocratiche
4 – Scegli la banca giusta
5 – Trova istituzioni che propongono supporto alle PMI
6 – Dai referenze
7 – Resta sempre aggiornato
8 – Crea sinergie con altre imprese
9 – Gestisci il magazzino nel modo corretto
10 – Organizza e pianifica
Bonus: OCP ordine, competenza, pianificazione.

Approfondimento:

1 – Definisci cosa vendi

Onde evitare inutili equivoci da parte di clienti, fornitori e collaboratori, la prima cosa da fare durante la costruzione di un’azienda  anche se sembra banale, è quella di definire e catalogare con la massima chiarezza i prodotti offerti in modo che nessuno possa fraintendere il tuo operato.

2 – Prepara un Business Plan realistico

Predisporre una buona pianificazione dell’attività volta a delineare un certo percorso di crescita, rappresenta senza alcun dubbio un passaggio complesso ma, al contempo, essenziale, a cui tutte le piccole imprese devono sottoporsi per stabilire la rotta della propria gestione aziendale: ragiona per obiettivi da raggiungere nel tempo con scadenze specifiche e fai una previsione realistica( realistica o in difetto) dell’andamento finanziario che ti permetta di coprire tutte le spese necessarie.

3 – Occupati delle questioni burocratiche

Oltre all’iscrizione della nuova realtà presso il registro imprese, per lavorare regolarmente necessiti di qualche licenza specifica? Il tuo settore di appartenenza impone dei permessi particolari? Purtroppo, soprattutto in Italia, la gestione aziendale coinvolge anche questo! Qualsiasi sia il percorso burocratico da seguire, accertati sempre di non commettere errori, perché rischi di incorrere in sanzioni salate. Non cercare il risparmio affidandoti a professionisti amici o parenti.

4 – Scegli la banca giusta

Prima di scegliere la banca verifica la tua credibilità e reputazione bancaria ( analisi della centrale dei rischi di Banca d’Italia). Se vuoi sperare di poter gestire la tua impresa in una condizione di piena efficienza finanziaria, prima di affidarti ad uno specifico istituto di credito fatti consigliare da specifici professionisti e non dal solo commercialista tuttofare.

5 – Trova istituzioni che propongono supporto alle PMI

A livello locale, regionale e nazionale esistono svariate istituzioni ed iniziative dedicate al sostegno finanziario (e non solo) delle piccole imprese: progetti promossi dall’Unione Europea come il microcredito o i finanziamenti per l’imprenditoria femminile. Anche in questo caso esistono professionisti specifici che ti sapranno aiutare.

6 – Dai referenze

Hai già tra le mani diversi clienti soddisfatti del tuo operato? Stila una lista e convincili a farti pubblicare nel tuo sito web le loro testimonianze, cosicché tutti possano constatare l’effettiva qualità dei servizi o dei prodotti offerti. Buone referenze e passaparola rappresentano certamente due potentissimi strumenti pubblicitari che, in breve tempo, possono aiutarti a raggiungere quel livello di notorietà indispensabile per mettere delle solide basi alla tua attività commerciale.

7 – Resta sempre aggiornato

Se vuoi gestire un’impresa competitiva, devi fare tutto il possibile per restare sempre informato sulle ultimissime novità del tuo settore lavorativo: scopri le nuove tendenze sfruttando riviste, newsletter, blog, siti d’informazione, convention e, più in generale, tutto ciò che può esserti utile per aggiornare di continuo le tue competenze.

8 – Crea sinergie con altre imprese

Anche se non fanno proprio parte del tuo settore di appartenenza, fai il possibile per stringere legami con altre piccole imprese locali, andando a creare una solida rete di collaborazione assieme ai rispettivi titolari.

9 – Gestisci il magazzino nel modo corretto

Buona parte degli sperperi di una piccola impresa deriva da una scorretta gestione magazzino, causata per lo più da calcoli sbagliati che portano all’accumulo di troppe scorte e, di conseguenza, alla presenza di merce invenduta. Se vuoi garantirti massima redditività, devi prestare grande attenzione alla quantità di scorte da tenere a disposizione, controllando con una certa frequenza cosa si vende e sostituendo i prodotti meno richiesti con altri completamente nuovi.
Più semplicemente affidati a un buon sistema informatico che gestisca le rotazioni di magazzino, verifichi la redditività, calcoli l’ABC

10 – Organizza e pianifica

Uno dei consigli migliori quando si parla di gestione aziendale è quello di essere sempre sistematicamente organizzati. Organizza tutto: il tempo, i movimenti del magazzino, il personale e l’attività finanziaria. Pianifica una strategia che ti permetta di gestire ogni incarico ottimizzando le spese. Per riuscirci ti consigliamo di preparare un file nel quale registrare i dettagli più rilevanti da controllare almeno una volta la settimana, così da avere sempre un quadro preciso della situazione generale.

lunedì 5 dicembre 2016

OTTO MOSSE PER CREARE UNA SQUADRA #formazione #sapere per #fareimpresa

"Con il talento si vincono le partite, ma è con la squadra che si vincono i campionati" diceva Michael Jordan, ex cestista statunitense.


Nell’ambito aziendale, cos’è una squadra? La squadra in azienda è un gruppo di professionisti che hanno chiaro in mente gli obiettivi comuni e, soprattutto, li condividono con entusiasmo. Inoltre, nella squadra il lavoro e le abilità di ciascun membro si incastrano come in un puzzle con quelle dell’altro, diventando interdipendenti. La squadra ha una struttura propria, con caratteristiche e atteggiamenti diversi e distinti da quelli di ogni singolo membro.
In un’azienda, la squadra è in grado di risolvere problemi che per il singolo sarebbero insormontabili, dalla elaborazione ed implementazione di strategie, fino alla riorganizzazione e ristrutturazione di intere unità produttive. Ma la squadra funziona solo se è gestita da un leader illuminato. Non c’è squadra senza leader.  
Siccome ci piace sempre fare onore alla nostra meravigliosa lingua italiana, useremo la parola “squadra” e non la parola “team”, anche se nel linguaggio aziendale sono sinonimi.  
Cosa puoi fare per costruire una squadra vincente? Se metti insieme un gruppo di professionisti non significa necessariamente che tu stia formando una squadra destinata ad essere produttiva e di successo. Sono diversi gli aspetti che devi prendere in considerazione attentamente prima di cimentarti della formazione di una squadra vincente.

Otto mosse per creare la tua squadra:

1° MOSSA Prima pianifica, poi controlla
2° MOSSA Stabilisci i ruoli
3° MOSSA Scegli le persone giuste
4° MOSSA Sviluppa la tua leadership
5° MOSSA Rendi efficaci le tue riunioni
6° MOSSA Diffondi le competenze di problem solving
7° MOSSA Ascolta davvero!
8° MOSSA Favorisci la comunicazione interna



lunedì 28 novembre 2016

Pressione fiscale, un minuto di riflessione. #sapere per #fareimpresa



venerdì 18 novembre 2016

Check-up aziendale di ATTIVA studi integrati. °sapere per #fareimpresa

Con il check-up aziendale si sintetizza il procedimento di determinazione e controllo degli elementi qualitativi e quantitativi essenziali (strategici) della struttura aziendale: il flusso d'acquisizione, impiego e destinazione delle risorse, il rapporto con l'ambiente, i fondamentali della gestione e dell'organizzazione.
Lo scopo principale del check-up aziendale è di rendere più profittevole l'azienda in un arco temporale di lungo termine, attraverso un'analisi approfondita e strutturata delle risorse interne e delle opportunità offerte dall'ambiente.
La necessità di tale analisi scaturisce dalla constatazione che i mercati attraversano evoluzioni rapide, caratterizzate da mutamenti spesso significativi della clientela, della concorrenza, delle tecnologie e delle norme legislative
L’attività di check-up aziendale deve essere presa in carico da manager preparati e con una consolidata esperienza in questo tipo di progetti.
L’intervento di un manager temporaneo è sicuramente la soluzione più efficace che inoltre garantisce costi certi e limitati al tempo necessario per l’esecuzione del progetto e una imparzialità.
Un manager esterno avrà un approccio al problema pratico e concreto, senza essere coinvolto da relazioni personali interne o da vissuti aziendali, avendo come unico obiettivo il risultato nei tempi più brevi.

CONCLUDENDO:

Tale attività è indispensabili per rilevare quanto accade veramente nella vostra azienda, è fonte di prova oggettiva del lavoro effettuato all’interno della vostra attività, rispecchia la visione reale che ha il sistema bancario finanziario nei vostri confronti; visione reale spesso a voi sconosciuta in tutti i suoi  particolari perché frutto di elaborazioni manuali su dati di sistemi informatici interni privi di una controprova imparziale, inconfutabile e inviolabile.


martedì 8 novembre 2016

Gli errori più frequenti che si commettono quando si scrive un preventivo. #sapere per #fareimpresa

II potenziale cliente ci espone il suo problema e ci chiede un’offerta economica. E noi cosa facciamo? Gli poniamo un paio di domande, perlopiù tecniche e mirate (sappiamo già per esperienza che cosa gli può servire), e gli illustriamo il nostro modo di lavorare.  Poi iniziamo a scrivere il preventivo – un’attività che in realtà non amiamo molto e che se potessimo delegheremmo subito a qualcun altro. Se dovessimo stimare il tempo dedicato a entrambe le fasi, direi che un 30% lo dedichiamo al momento di pre-preventivazione e un 70% alla stesura del preventivo.
Prova a riflettere.
Sei proprio sicuro che il tempo dedicato a capire i bisogni, le aspettative e anche il non detto del potenziale cliente sia tempo perso? A mio parere è invece un investimento per fare in modo di trasformare il preventivo in fatturato. Il tempo dedicato alle due fasi dovrebbe essere proprio il contrario: il 70% alla fase di ascolto attivo e il 30% alla fase di stesura del preventivo. Se poni le domande giuste (che di solito sono quelle aperte) e ascolti con attenzione la persona che hai di fronte, andrà a finire che il preventivo lo scriverete insieme.
Si dice che le persone esperte facciano domande prima di presentare soluzioni. Chi dovrebbe parlare di più: tu o il cliente? Il cliente. Se tu sarai in grado di porgli le domande giuste, lui ti racconterà inconsapevolmente tutto ciò che hai bisogno di sapere. In tal modo venderà a se stesso la soluzione. Non è vero che lo irriti. Se le tue domande sono empatiche e di sincero interesse, il cliente si sentirà a suo agio, perché spesso nemmeno lui sa di cosa ha bisogno.
Inviare un preventivo standard
Il preventivo è uno dei punti di contatto, forse uno dei più cruciali. Abbiamo la possibilità di confermare al cliente che siamo la persona giusta per lui e che siamo in grado di risolvere il problema per cui si è rivolto a noi. Perché scriviamo un preventivo facendo un copia e incolla di un documento qualsiasi preso magari dal web? Oppure, perché presentiamo due scarne righe in cui indichiamo semplicemente la nostra prestazione con accanto una tariffa? Poi ci arrabbiamo se i clienti badano solo all’aspetto economico: forse abbiamo anche noi le nostre responsabilità.
Cosa puoi fare?
Dedica del tempo a personalizzare il preventivo in base al tipo di persona che hai di fronte: linguaggio, prestazione, vantaggi, servizi aggiuntivi. Il cliente deve percepire immediatamente che hai scritto la tua offerta pensando a lui e alle sue necessità. L’impostazione del documento che invii non può essere lasciata al caso, ma deve mettere in evidenza il tuo vantaggio competitivo, ossia il motivo per cui il cliente deve scegliere te e non un altro professionista.
Utilizzare un linguaggio tecnico ?
Il cliente si rivolge a noi perché ha un problema e perché crede che possiamo aiutarlo a risolverlo. Non è tenuto a conoscere la terminologia e i tecnicismi del nostro settore. Perché allora riempiamo il nostro preventivo di termini tecnici, per poi meravigliarci che lui non capisca e che non abbia le idee chiare?
Ricordati:

Nella comunicazione non conta quello che dici, ma quello che l’altra persona capisce. Se hai parlato e ti sembra di aver spiegato tutto, ma il cliente non ha capito, la responsabilità è tua: non hai comunicato bene. 

mercoledì 2 novembre 2016

RATING conoscerlo ti salva #sapere per #fareimpresa

Cos’è l’Accordo di Basilea?
È l’Accordo sui “requisiti patrimoniali” delle banche stabilito dal Comitato di Basilea che riunisce i rappresentanti delle Banche Centrali dei maggiori paesi. Illustra le metodologie che le banche devono adottare per calcolare i propri requisiti patrimoniali minimi in relazione ai rischi inerenti la loro attività.
Ogni volta che una banca concede un prestito, infatti, deve accantonare una certa parte del proprio patrimonio, per far fronte alla possibilità che il prestito non venga rimborsato (è il cosiddetto rischio di credito).
Che obiettivi si propone?
L’Accordo di Basilea, applicato in Europa da tutte le banche a partire dal 2008, è nato per garantire maggiore solidità ed efficienza al sistema bancario a livello internazionale. In termini generali, mentre il primo Accordo di Basilea (del 1988) prevedeva requisiti patrimoniali uguali per qualunque prestito, il nuovo Basilea prevede la possibilità di valutare più approfonditamente il rischio di un singolo prestito e quindi di differenziare gli accantonamenti patrimoniali in funzione della “rischiosità”:
-per un prestito a un’impresa più rischiosa la banca deve accantonare più capitale;
-per un prestito a un’impresa più affidabile e meno rischiosa la banca può accantonare una quota di capitale minore.
Come viene valutata l’affidabilità delle imprese con l’Accordo di Basilea?
Ogni banca costruisce un proprio sistema di valutazione scegliendo tra due metodi alternativi:
-il metodo standard
-il metodo basato sui rating interni (IRB - Internal Rating Based), che può essere di “base” o “avanzato”.
Il metodo standard prevede l’utilizzo dei rating esterni - ossia giudizi sulla capacità dell’impresa di rimborsare il capitale prestato - per quelle imprese che sono state valutate da una agenzia specializzata (in Italia le agenzie riconosciute dalla Banca d’Italia sono Standard&Poor’s, Moody’s,
FitchRatings e Lince).
Per tutte le altre imprese sprovviste di rating esterno (in Italia la grande maggioranza), le banche utilizzano un metodo di calcolo del rischio simile a quello utilizzato nel primo accordo di Basilea, ma differenziando il patrimonio da accantonare in funzione della tipologia di impresa: corporate o retail.
Con il metodo basato sui rating interni è invece la banca ad attribuire, tramite propri modelli di analisi autorizzati dalla Banca d’Italia, un rating all’impresa.
Le modifiche dell’Accordo di Basilea in corso di definizione non incidono sul tema delle modalità di valutazione della qualità delle imprese.
Ma cos’è il rating?
Il rating è un giudizio che esprime l’affidabilità di un’impresa, e più precisamente la sua capacità di ripagare un prestito in un determinato periodo di tempo.
Si tratta quindi di una valutazione sintetica del suo profilo di rischio di credito, che riassume le informazioni quantitative e qualitative che la banca ha a disposizione sull’impresa, in relazione
all’insieme delle informazioni disponibili sulla totalità delle imprese clienti e sul loro comportamento di rimborso nel corso del tempo. In sostanza si tratta di prevedere per la singola impresa oggetto di valutazione se il suo comportamento di rimborso sarà più o meno regolare e completo prendendo in
considerazione la “distanza” tra le sue caratteristiche e quelle di altre imprese che in periodi precedenti si sono mostrate in grado di ripagare adeguatamente il prestito.

AAA
Alta probabilità di rimborso
Valore del rating più alto: ottima qualità della azienda debitrice ed estrema capacità di pagare gli interessi e rimborsare il capitale prestato.
AA

Capacità molto alta di pagare gli interessi e rimborsare il capitale prestato. Tale capacità non è intaccata, in maniera significativa, da eventi prevedibili.

A

L’azienda presenta una forte capacità di pagare gli interessi e rimborsare il capitale prestato, ma è in parte sensibile ad avverse condizioni economiche o a circostanze congiunturali sfavorevoli.

BBB

Capacità ancora sufficiente di pagamento degli interessi e di rimborsare il capitale prestato. Tuttavia condizioni economiche sfavorevoli o una modifica delle circostanze potrebbero compromettere in misura maggiore questa capacità.

BB

Azienda con capacità di rispettare gli impegni finanziari nel breve termine, ma con dubbia capacità di rimborso in future condizioni economiche, congiunturali e politiche avverse.
B

Azienda ancora più vulnerabile a condizioni economiche avverse anche se attualmente capace di rispettare gli impegni finanziari.

CCC

Azienda fortemente vulnerabile per la quale l’insolvenza è una possibilità reale, la capacità di rispettare gli impegni finanziari è molto dipendente da fattori economici, congiunturali e politici esterni.
CC

Azienda attualmente vulnerabile.
C

È stata inoltrata un’istanza di fallimento, ma i pagamenti degli interessi e del capitale prestato sono ancora rispettati.
RD

L’azienda non ha rispettato il pagamento solo di alcuni impegni finanziari, ma continua ad onorare altre obbligazioni.

D
Nulla probabilità di rimborso
L’azienda è in stato di fallimento ed è quindi insolvente, le probabilità di rimborso degli impegni finanziari sono praticamente nulle.

Il rating è, quindi, importante anche per l’impresa?
Certamente.
Come abbiamo spiegato nelle risposte alle domande precedenti, da un lato, il rating permette alla banca di determinare la quota di capitale da accantonare per ogni prestito che concede (minore per le imprese più affidabili, maggiore per le imprese più rischiose), dall’altro – ed è la cosa più importante per l’impresa
– è uno dei fattori che determinano il costo del prestito e le conseguenti condizioni di rimborso.

Come viene assegnato il rating dalla banca?
Il rating attribuito è il frutto di un processo di valutazione che si conclude con l’assegnazione dell’impresa ad una determinata classe di merito. Ciascuna classe comprende tutte le imprese che vengono considerate equivalenti in termini di probabilità di rimborso del prestito: a ciascuna classe corrisponde un livello di rischio omogeneo.
Per realizzare questa analisi la banca può utilizzare le informazioni già in suo possesso, può richiederne di nuove, può utilizzare le informazioni provenienti da fonti esterne, come ad esempio quelle registrate nella Centrale dei Rischi della Banca d’Italia. Vediamole più nel dettaglio.

Che tipo di informazioni alimentano l’attribuzione del rating?

La banca utilizza informazioni quantitative e qualitative.
Le prime sono informazioni di tipo oggettivo, non dipendono dall’opinione dell’analista della banca e in genere si riconducono:
-alla documentazione contabile, sia consuntiva che prospettica, per determinare redditività e struttura finanziaria del debitore;
-ai dati andamentali del rapporto con la banca e con l’intero settore bancario ad esempio tramite i dati della Centrale dei Rischi.
REGOLE D’ORO PER LA PREVENZIONE E SALVAGUARDIA DEL PROPRIO RATING
Chiedi informazioni
1 Informati per conoscere meglio il processo decisionale   nella concessione di un prestito e sui cambiamenti che sono avvenuti con Basilea. Informati non solo al momento della richiesta di un prestito, ma anche nel corso del finanziamento.
Presentati al meglio
2 Fornisci alla banca una documentazione chiara, completa e aderente alle richieste che ti vengono fatte. Un’informazione di qualità, tempestiva, comprensibile e ben strutturata, aiuta la banca a migliorare la valutazione dell’impresa.
Verifica le condizioni del prestito
3 Chiedi quali sono i parametri che influenzano il tasso d’interesse e le altre condizioni del prestito, come la capacità di rimborso (e quindi il rating), le garanzie, la durata, le clausole, l’importo accordato, etc.
Monitora il tuo rating
4 Nel condurre la tua attività tieni sempre presenti quali sono i fattori chiave che determinano il tuo rating e agisci in modo tale da migliorarli. 
Controlla la tua affidabilità nel tempo
5 La banca aggiorna periodicamente la sua valutazione: per questo è importante tenere sotto controllo le informazioni disponibili presso la centrale dei rischio di Banca d’Italia con l’ausilio di professionisti esterni e indipendenti.

PER SAPERNE DI PIU':