"La scelta giusta,
le persone giuste
per fare squadra."
Lavorare da soli può dare grandi soddisfazioni, ma a ben
guardare, nessuno di noi può dare il meglio di sé, se rimane isolato. Anche – e
soprattutto – al lavoro dove la capacità di coordinarsi con gli altri risulta
essere sempre più richiesta.
Perché? Perché fare squadra coi colleghi e i superiori
garantisce risultati migliori, che aiutano ad essere donne e uomini più felici,
anche fuori dall’ufficio.
Le gratificazioni più robuste arriveranno solo se si
sceglierà di mettersi in gioco con gli altri. Fare squadra al lavoro significa,
infatti, disporre di un “patrimonio” inestimabile fatto di energie, competenze,
idee, visioni, proposte e soluzioni differenti.
Di più: coordinarsi con gli altri vuol dire concedersi la
possibilità di imparare costantemente qualcosa di nuovo e di crescere. Non solo
nel lavoro. E non si sottovaluti il piacere che potrà derivare da un successo
da condividere con gli altri a cui farà da contraltare la solidarietà e il
reciproco soccorso che si attiveranno quando ci si troverà a fare i conti con
qualche fallimento.
Fare squadra al
lavoro può rivelarsi, insomma, salvifico. Ecco perché sempre più aziende si
occupano di “team building” e scommettono su tutta una serie di attività –
formative e ludiche – tese a costruire un gruppo coeso e motivato.
Si va dalle classiche discussioni in azienda, con tanto di
filmati da visionare o case history da analizzare, ai giochi di ruolo fino alle
proposte più “ardite” che prevedono la possibilità di far vivere un’esperienza
difficile ai dipendenti. Una giornata trascorsa a fare rafting o alpinismo può
far aprire gli occhi anche ai più riottosi e convincerli che mettersi a
disposizione degli altri e collaborare è la gratificazione più grande che ci si
possa concedere.
Perché, come dice l’autore americano, John Maxwell: “Uno è
un numero troppo piccolo per raggiungere la grandezza”.
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