mercoledì 11 gennaio 2017

Quale futuro per il giovane #commercialista #sapere per fare #impresa

La figura del commercialista
La figura del “classico commercialista” sta divenendo obsoleta: sono tante, forse troppe le esigenze che i clienti, dal più piccolo al più grande, manifestano al proprio professionista di fiducia ma che spesso non trovano (o trovano solo parziale) risposta. Il commercialista che si occupa solo di fisco e contabilità è destinato, inevitabilmente, ad evolversi nella figura più completa di consulente aziendale, a prescindere dalla grandezza dei clienti serviti, dalla loro età o dalla loro propensione ad utilizzare le nuove tecnologie. Perché tutto questo? Molti potranno obiettare affermando che i classici servizi fiscali e contabili sono quelli che oggi portano il pane al proprio studio, quelli che interessano di più la clientela, quelli realmente sentiti e realmente importanti perché, senza di quelli, come farebbe il cliente a pagare le tasse? Bene, oggi e sempre di più in futuro, la figura del “classico commercialista” sarà percepita dai clienti come “quello” che presenta l’F24 da pagare e/o comunque “quello” che quasi sempre è foriero di continue e assillanti richieste di denaro da dedicare al pagamento di tasse. A prescindere da ciò l’obiezione potrebbe continuare, infatti non è certo il commercialista la causa di tutto questo ed in fin dei conti la legge va rispettata. Tutto vero, però i dottori commercialisti non possono nascondere che un processo di cambiamento è in atto e, se non viene prontamente colto, questo processo potrà travolgere molti di loro.   

I numeri della professione
Calano i redditi pro capite, con una forbice che si fa sempre più ampia tra quelli del Nord e quelli del Sud, ma soprattutto cala il numero dei praticanti. Il rapporto 2015 messo a punto dalla Fondazione nazionale della categoria conferma lo stato di sofferenza della professione, per quanto comunque ci sia una crescita degli iscritti over 40. Nel 2014 i commercialisti sono aumentati dell’1%, arrivando a toccare quota 116.245, con un tasso di crescita più elevato tra gli ordini del Nord (+1,6%) rispetto a quelli del Centro (+06%) e del Sud (+0,7%).

Segno meno anche sul fronte dei redditi pro capite
Il rapporto, infatti, elaborando la media reddituale tra gli iscritti alla Cassa dottori e gli iscritti alla Cassa ragionieri, certifica, per il secondo anno consecutivo, un calo dei redditi professionali nominali (-1,3%) e di quelli reali, calcolati cioè al netto dell’inflazione (-3,2%). Un trend negativo che prosegue da anni.
Media redditi professionisti  (non ci sono dati più recenti)
* Fonte: elaborazione Fondazione Nazionale Commercialisti – Rapporto 2015


Reddito medio per classe di età e genere: anno 2013 ( non ci sono dati più recenti)


Forma mentis

Il commercialista che si  innova deve scrollarsi di dosso il sospetto che la partnership  possa sottrargli clienti, tanto più che l’attività dello stesso viene svolta con una continua rincorsa al rispetto delle scadenze fiscali diventate sempre più numerose, tanto da impedire nuove attività produttive.

Una soluzione!
Il commercialista deve evolvere e mutare le proprie competenze assistendo i propri clienti non solo nei servizi tradizionali altamente concorrenziali e dai bassi margini ma in servizi più strategici e a valore aggiunto per il cliente. La contabilità generale e la consulenza fiscale base non possono essere sufficienti.
Lo studio del commercialista deve trasformarsi e muoversi verso altre aree consulenziali più strategiche e più rivolte alla pianificazione aziendale e al controllo di gestione. Lo studio deve diventare un centro di consulenza dinamico e a 360°, che eroga servizi in partnership con altri esperti che abbiano le competenze necessarie di problem solver.



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