Chi sta cercando di introdursi nel mondo del lavoro sta
prendendo atto di come questo si sia fatto cinico nei confronti delle persone
che si presentano ai colloqui: poco altro viene chiesto oltre al curriculum e
una lettera di referenze, quando invece ci sarebbe da conoscere molto di più la
persona che si presenta all’appuntamento.
Alcune aziende si sono già rese conto che il cartaceo spesso
non rispecchia il valore del lavoratore e che quindi è necessario dare più
importanza alla personalità nella scelta dei curricula.
La storia che vi riportiamo vede come protagonista Meritxell
Costa, giovane imprenditrice che ai suoi dipendenti non ha mai chiesto il
curriculum.
La giovane imprenditrice ha fatto del “circondarsi di
persone felici” una filosofia di vita prima di una strategia lavorativa da cui
trarre benefici economici.
Proprio per questo ideale ha lasciato un posto di lavoro
stabile e ben retribuito all’età di 22 anni, perché non si sentiva a suo agio.
Solo rendendosi una persona felice ha potuto seguire i suoi
sogni e diventare una donna di successo: oggi, a 33 anni, è la fondatrice di
un’azienda di marketing e comunicazione che porta il suo nome. Tiene anche
lezioni universitarie durante le quali racconta ai futuri lavoratori la sua
esperienza e i suoi ideali.
“Ai miei dipendenti non chiedo il curriculum, ma di essere
brave persone”, afferma. Le aziende non hanno bisogno di infinite referenze, ma
prima di tutto di persone serie che abbiano voglia di abbracciare un obiettivo
comune.
Un curriculum non dice nulla, parla solo di cose oggettive:
ma non hanno altrettanta importanza quelle soggettive? Quello che piace fare ad
una persona, il modo in cui si approccia ad un problema e come gestisce lo
stress.
Le persone che fanno parte della mia azienda le conosco
bene, anche se non ho mai visto un loro curriculum: so che sono persone
affidabili, che svolgono il lavoro con passione e che sono in grado di portare
avanti l’azienda in caso di una mia assenza.
La società appartiene a tutti, non è solo mia.
Io cresco insieme ai miei dipendenti: non ci sono orari,
ognuno sa come gestire le proprie giornate. Il riposo è propedeutico per il
giorno successivo. In compenso in ufficio c’è sempre cioccolata e caffè caldo.
Al lavoro è importante essere felici: ci si passa gran parte
della giornata e deve essere confortevole, anche per quanto riguarda gli
indumenti che si indossano.
A chi ha deciso di cambiare lavoro consiglio di riflettere
sulle ragioni e sui passaggi da fare: l’ego, lo stipendio e i contrasti con il
capo non sono dei buoni motivi, lo è invece l’opportunità di crescita. Se in
un’azienda si sente di non poter crescere ulteriormente, non ha più senso
continuare a lavorare in quel posto.
Per essere un lavoratore felice bisogna partecipare
attivamente al lavoro e alla vita aziendale, avere un costante spirito di
iniziativa.